Scacco matto con delitto by Paolo Fiorelli

Scacco matto con delitto by Paolo Fiorelli

autore:Paolo Fiorelli [Fiorelli, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Mystery & Detective, General
ISBN: 9788820071509
Google: bjI0zgEACAAJ
editore: Sperling
pubblicato: 2021-02-15T08:58:09+00:00


DICIANNOVESIMA MOSSA

Un secolo di tranquillità

IL giorno seguente portò finalmente a Petrosi un’occasione per rilassare i nervi. Era la tradizionale sessione di gioco libero della domenica mattina, quando la Sala Rossa della Confraternita si animava di un’atmosfera insolitamente oziosa, al punto che i presenti non erano più sottoposti al diktat del silenzio assoluto, e potevano persino permettersi un sommesso chiacchiericcio. Una trentina di persone occupava i tavoli, mentre le tende alle vetrate trattenevano a stento il bagliore del sole.

Alexandra, manco a dirlo, era al bar che flirtava con Massi. Petrosi invece era seduto a metà sala con Daxa, e i due analizzavano una variante d’apertura di cui l’albanese era un accanito sostenitore. L’italiano, però, la trovava dubbia.

«Guarda qua. Nero, cos’hai? Niente», perorava Daxa, mostrando la posizione. «Ma ora…» e le sue mani, veloci come rondini, compirono una sequenza di quattro mosse, al termine delle quali due pedoni neri e uno bianco avevano lasciato la scacchiera «… controlli la grande diagonale e hai attacco», concluse convinto.

«Non mi basta», rispose Petrosi, per nulla impressionato. «È come dire che adesso giochi col Bianco… ma al prezzo di un pedone. Troppo caro.»

«Ma bravo, bravo Achillen», fece l’altro sarcastico. Quando voleva prenderlo in giro, Daxa lo chiamava Achillen, facendo il verso ad Alechin e quasi insinuando che lui, come giocatore, fosse solo una storpiatura del sommo campione.

«Andiamo! Tu non vede?» continuò l’amico. «Vantaggio di spazio, controllo d5, Cavalle sta benissimo. Il pedone? C’è compenso. Se adesso Bianco provi a liberarti spingendo in f4, allora segue Cavalle mangia, Cavalle mangia, spingo pedone, e il tuo Alfiere va sepolto per l’eternità.»

«Sì, ma io non sono mica costretto a spingere il pedone. E se invece gioco Cavallo in e5?»

Per l’entusiasmo Daxa quasi crollò dalla sedia. Stava proprio in quella variante la presunta punta di diamante delle sue analisi casalinghe.

«Se tu gioca Cavalle e5», ribatté trionfante, «allora pedone f6, e dopo il cambio in d7, che inevitabile, Alfiere in d5 domina la scacchiera!»

Daxa volgeva le spalle alla porta d’ingresso, Petrosi la fronteggiava; così si accorse per primo dello strano movimento che stava seminando un ordinato scompiglio, uno scompiglio da scacchisti, in fondo alla sala. Sulla porta si erano affacciati due poliziotti. Poi sbucò anche il giudice Monti. Li guidava, col volto terreo, il Barba. Dopo un concitato scambio di battute, quest’ultimo indicò proprio il loro tavolo.

«Insomma, magari te non piace, ma non fare quella faccia!» esclamò Daxa risentito, vedendo che Petrosi impallidiva.

Mentre gli agenti risalivano la fila dei tavoli, Achille fu certo di aver visto un sorriso cattivo baluginare sul volto di Anna Monti, che lo fissava. Man mano che i due procedevano, i presenti smettevano di giocare e rimanevano lì, increduli, ad assistere alla scena. Inutile dire che alla Confraternita, come si era premurato di protestare il Barba con il giudice, non si era mai visto nulla di simile in centoventi anni. Petrosi non attese che i poliziotti lo prelevassero di peso; cominciò ad abbottonarsi la giacca e si era già alzato dalla sedia quando, con stupore, vide le due divise passargli accanto e procedere decise verso il fondo della sala.



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