Segni del tempo by Paolo Fabbri

Segni del tempo by Paolo Fabbri

autore:Paolo Fabbri [Fabbri, Paolo]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Meltemi
pubblicato: 2022-10-05T14:57:49+00:00


L

Lessico

Abitiamo il linguaggio, dicono. E certamente le parole del dizionario hanno entrate e uscite. È un’uscita, cioè un termine, la denominazione che tenta di coprire il maggior numero delle definizioni che incontriamo nei discorsi. È un’entrata invece la definizione Lessicale che cerca di esaurire, col suo costrutto virtuale, la potenzialità di tutti gli usi futuri della parola. Dal discorso al vocabolo e da questo al discorso.

Aperte e chiuse, raggruppate nell’innaturale ordine dell’alfabeto, le parole sono difficili da definire. C’è chi pensa persino che la linguistica si può studiare soltanto sotto e sopra le parole: la fonologia o la grammatica. Invece, i malati di otalgia, i delusi dalla realtà e dalla storia, guardano al vocabolario come deposito di realtà fisica o concettuale o come etimologia. Ma per chi conosce la tradizione saussuriana (chi scaglia il primo verbo?), l’identità di una parola si confonde col suo valore; sta nei rinvii agli altri termini, nei campi e controcampi semantici in cui entra ed esce. Rete rizomatica di rimandi, simile alle catacombe romane, mondo violento e strano di derive e derivazioni, sinonimi, antonimi, neologismi dove la differenza si somiglia, si coniuga e si declina. Rassomiglianze di famiglia con una passione tebana per la lite e l’incesto.

Il Lessico merita curiosità e cura (la radice delle due parole è la stessa). Per farne un “segno dei tempi”, abbiamo usato (I) i formati interni della parola, che hanno una loro morfologia interna e non si riducono al rinvio concettuale; (II) l’etimologia come figura retorica, effetto di senso senza nostalgia di verità: l’etimo aggetta verso il significato così come ci piacerebbe che fosse; (III) la derivazione narrativa, perché ogni lessema si può spiegare in parafrasi: la parola è Parabola e la “favella” Favola.

Per far senso, le parole vanno ambientate: la sintassi dà un ritmo al Lessico e il contesto ai testi. Perché non si chiudano in provincia, bisogna quindi allargare la rete viaria che collega i vocaboli. Il nostro tentativo d’urbanizzazione ha una preferenza politicamente scorretta: dare voce alla prassi sociale e di governo. È un orecchio teso al Lessico della società e della guerra, ai segni efficaci del conflitto, alle ricadute collettive delle religioni e delle scienze, dei riti e delle tecnologie. In tempi volgari e insipienti, nella scelta tra il fare torto e il subirlo, l’elzevirus non si diletta al dandysmo dell’inattuale. Si sforza, piuttosto, di snidare, nel Lessico, un’indole nascosta d’epigramma e di pamphlet, una veemenza e una virulenza che vorrebbe epidemica. Senza dimenticare che “una voce poco fa”, l’atto di parola, può diventare allora una mossa nella strategia del dialogo.

Libertà

Pretendono che la libertà abbia trovato Casa. Col carattere che ha, non pensavo che la cercasse. E dev’essere una casa particolare, perché ospita non la libertà ma Le Libertà. Tra il singolare e il plurale c’è la sua bella differenza, anche se la parola è indeclinabile (come tante altre, da Abilità a Zollosità). Anche la Regione Toscana ha commissionato un Dizionario internazionale delLe Libertà. Il vocabolario però è prudente con Le Libertà al plurale: le



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