Shinku - Il colore della rabbia, del sangue e del riscatto by Francesco Filippi

autore:Francesco Filippi [Filippi, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2023-04-18T12:00:00+00:00

34

Indagini

Tuuu… tuuu… tuuu…

«Merda…» commentò Todo.

«Fatti passare il fiatone e poi ci riprovi» lo incoraggiò Erik.

Todo aveva raggiunto di corsa i suoi compagni di banda, che nel frattempo si erano trasferiti alla solita scalinata, e si era fatto prestare un telefono.

«È troppo tardi! Dev’essere già andato a letto!» disse, scoraggiato e ansimante.

Tuuu… tuuu… tuuu… Il telefono continuò a squillare libero.

«Erik, ma ce l’hai abbastanza credito sul telefono?» lo punzecchiò Ben.

Lui replicò con un sorriso e un dito medio.

«Todo, perché devi chiamare questo Maestro Tartaruga?» chiese Minchio.

Beppe e Ben ridacchiarono per la citazione di Dragonball.

«Se non ce l’ha detto è perché non gli va di dirlo. È una chiamata importante e noi lo aiutiamo e basta. Siamo la sua banda, okay?» lo mise a tacere Erik.

«Niente, è troppo tardi.» Todo interruppe la chiamata sconsolato e restituì il telefono a Erik.

Lui glielo porse di nuovo. «Riprova, magari la Tartaruga è solo lenta ad arrivare al telefono.» E gli fece un occhiolino di incoraggiamento.

Il ragazzo avviò una nuova chiamata.

«Ma tu capisci il giapponese, Todo?» chiese Beppe.

«Solo qualche parola.»

«E l’inglese?»

«Qualche frase. Ma è raro che lo sappiano in Giappone, specialmente gli anziani.»

«Ma sì, dai!» lo incoraggiò Minchio. «Tra stranieri ci si capisce a gesti!»

Tuuu… tuuu… tuuu…

Vedendo Todo preoccupato, Ben gli mise una mano sulla spalla.

«Amico mio, può servire l’albanese?»

«Temo di no, Ben» rispose Erik.

Todo, rassegnato, allungò il telefono al suo proprietario, quando una voce rispose.

«Moshi moshi.»

«Ma che cazzo di lingua è!» commentò Minchio ridendo.

«Sssh!» lo zittì Erik.

Todo si fece coraggio e provò a parlare.

«Watashi wa… Haruka no musuk… musudek…» non gli venne la parola giusta. «Haruka’s son, from Italy!»

«Haruka?» chiese Tetsuro.

«Haruka Kagawa!»

«Ah, Kagawa-san!»

«Is there?» chiese Todo con apprensione. «Haruka there?»

«No Kagawa-san! No Haruka! Sorry. Sorry. Sorry» rispose al telefono la voce di Tetsuro, accompagnata di certo da qualche inchino.

Poi la chiamata venne chiusa.

«Il vecchio faceva un po’ “kagawa” con l’inglese» commentò Minchio. «Lo so meglio io!»

Con un pugno Erik minacciò Minchio di starsene zitto. Todo era sull’orlo del pianto.

«Kagawa vuol dire “fiume profumato”…» rivelò, prima di abbassarsi la visiera del cappellino sugli occhi per tenere per sé il proprio scoramento. Nessuno osò più commentare e sulla scalinata calò il silenzio. Una folata di vento portò nei pressi dei ragazzi alcuni volantini mezzi sporchi. Minchio li notò e ne diede uno a Todo.

«Guarda qua, può servire?»

Il ragazzo sollevò la visiera e lesse: OCCHIO DI LINCE. INVESTIGAZIONI PRIVATE.

«Per un’istruttoria preliminare si parte da quattrocento euro per i casi più semplici» cominciò a spiegare con fare affettuoso e materno una segretaria sulla trentina, a suo agio in un arredo da ufficio che sembrava uscito da una rivista di design.

Alle spalle della segretaria, un monitor appeso al muro mostrava un video dove, con un’estetica da film hollywoodiano, delle dita battevano freneticamente sulla tastiera, un investigatore scrutava nella notte con un binocolo a infrarossi, due auto si inseguivano a tutta velocità e infine un uomo di bell’aspetto abbracciava felice una donna avvenente.

«Mi scusi, mi sta ascoltando?» domandò gentilmente lei.

«Sì, sì,» rispose Todo staccando gli occhi dal video «ma quanto costa poi l’investigazione?»

«Cinquanta euro all’ora, settanta di notte.

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