Simone Sarasso - La cattiva strada (2018) by admin

Simone Sarasso - La cattiva strada (2018) by admin

autore:admin [admin]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2019-07-11T00:00:00+00:00


SEI

Seasons in a ruin and this bitter pill is chased with blood

There’s fire in my veins and it’s pouring out like a flood

GREEN DAY, Christian’s Inferno

SCENA 6.1

Meyer

Fottuti micks!

È venerdì sera, e gli stronzi sono su di giri. Sui diciassette anni, facile che abbiano rimediato mezza pinta da qualche parte. O magari dello scotch fatto in casa. Meyer se lo sente nelle narici, il fiato di guerra.

«Ehi, assassino di Cristo!» Il più grosso ha gli occhi pazzi. È alto come una quercia.

O forse è Meyer a essere secco come un fiammifero, e la differenza si nota eccome.

In ogni modo, neppure gli altri sei son mingherlini.

Pasticcio brutto, qui finisce male.

Il capo caccia una lama dai calzoncini: «Che ne dite di vedere se è circonciso a dovere?»

Ridono tutti.

Meyer stringe i denti, il piatto col cholent scotta da morire.

«Se il rabbino non ha fatto un buon lavoro, dolcezza... ci pensiamo noi a darti una spuntatina.» Il capo è caricato a pallettoni. Whisky o una latta di solvente: guarda che pupille, cazzo.

Meyer li conta: uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette.

Poi li conta un’altra volta ma quelli non diminuiscono.

Anzi, si fanno sotto.

E dire che andava tutto liscio: da tre settimane il gioco filava regolare, non più di un giro serio di craps a sera, quando Meyer rientrava presto ma era troppo in tiro per coricarsi, accendeva una candela e studiava qualcosa. Aveva preso un bel voto in storia, mamma era contenta. Una notte non era nemmeno uscito, s’era addormentato accanto alla stufa, addosso a Jake. Prima di spegnere il cervello aveva sentito Yetta dire a Max: «Sta tornando in carreggiata, lo sento. Ogni tanto è persino felice.»

E ora questo.

«Ti faccio a pezzi, minestrina...» L’irlandese sta per rompergli le ossa.

I merdosi spadroneggiano nel Les, c’è poco da fare. È come gli hanno spiegato a scuola, la catena alimentare o come diavolo si chiama. Tipo una piramide: in cima c’è il predatore più forte. Di mezzo quelli che le danno e le pigliano, e al fondo il cibo per i pesci. Che poi sarebbero gli ebrei, poco ma sicuro. Italiani e irlandesi sono cattolici tutti e due, ma i paisà sono straccioni, contano poco e niente nelle attività alla luce del sole.

Un altro paio di maniche quando si tratta di loschi affari, gioco d’azzardo e compagnia.

Ma la baracca la mandano avanti gli irlandesi.

Tutto è piacevole finché la mucca non entra nel tuo giardino.

Gli sbirri sono quasi completamente micks. Se qualche negoziante ebreo va da loro a lamentarsi che dei teppististelli pelorosso lo hanno derubato, quelli se la ridono. Gli tirano la barba o le trecce, fanno volare lo yarmulke in terra, a schiaffoni. E poi passano dagli scaffali e si servono.

«Chi paga?» domanda l’umiliato.

«Paga cosa?» rispondono i prepotenti.

Aveva ragione nonno Benjamin, papà avrebbe dovuto dargli ascolto.

Non importa quanto scappi: ci sono ghetti ovunque, bell’e pronti per il Popolo Eletto.

Chissà come se la passa, in Israele?

Chissà se la pace ha una casa di fronte al mare.

«Ti sbudello, troietta. E poi mi faccio un giro dalla tua mammina: le cagne della tua razza mugolano se glielo sbatti sotto la coda.



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