Norwegian Wood. Tokyo Blues by Haruki Murakami

Norwegian Wood. Tokyo Blues by Haruki Murakami

autore:Haruki Murakami [Murakami, Haruki]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
Tags: Giapponese, XX sec.
ISBN: 9788858407240
editore: Einaudi
pubblicato: 2012-01-01T23:00:00+00:00


Alla mensa quella sera la scena era piú o meno uguale al giorno prima. Stessa atmosfera, stessi toni di voce, stesse facce: solo il menu era cambiato. L’uomo in camice bianco che il giorno prima parlava del comportamento delle secrezioni gastriche in assenza di gravità, venne a sedersi al nostro tavolo e cominciò una lunga dissertazione sul rapporto tra dimensioni del cervello e capacità cerebrali. Mentre mangiavamo una specie di hamburger di fagioli di soia lui dissertava sul volume del cervello di Bismarck e Napoleone. Spostando il suo piatto da un lato, con una penna fece su un blocco il disegno di un cervello. Poi, non contento, lo rifece piú volte. Quando finalmente fu soddisfatto, rimise con cura il blocchetto nella tasca del camice e la penna nel taschino sul petto, insieme ad altre due penne, una matita e un righello. Finito di mangiare, esattamente come il giorno prima mi disse: – Qui è molto bello d’inverno. La prossima volta cerchi di venire senz’altro in inverno, – quindi si allontanò.

– Quel signore è un dottore o un paziente? – chiesi a Reiko.

– Secondo te?

– Non ho la minima idea. In ogni caso non mi sembra molto a posto con la testa.

– È un medico. Il dottor Miyata, – disse Naoko.

– Comunque, da queste parti è il piú fuso, ci puoi scommettere, – disse Reiko.

– Ti dimentichi di Omura, il custode, che è un altro abbastanza fuori di testa, – disse Naoko.

– Ah, sí, quello è proprio pazzo, – convenne Reiko, infilando i broccoli con la forchetta. – Tutte le mattine fa una specie di assurda ginnastica urlando cose incomprensibili. Poi, ma questo succedeva prima che venisse Naoko, abbiamo avuto una ragazza dell’amministrazione, una certa Kinoshita, che soffriva di nevrosi e tentò il suicidio, e un’altra, un’infermiera, la Tokushima, un caso grave di alcolismo, che fu mandata via.

– Si potrebbero quasi invertire i ruoli, tra personale e pazienti, – dissi io impressionato.

– Assolutamente, – disse Reiko agitando la forchetta nel parlare. – Vedo che cominci già a capire come vanno le cose nel mondo.

– Sto imparando, – risposi.

– Mah, in una cosa sicuramente noi altri siamo normali, – disse Reiko. – Nel fatto che almeno sappiamo di non esserlo.

Tornati all’appartamento, io e Naoko ci mettemmo a fare una partita a carte, mentre Reiko prese la chitarra e ricominciò a esercitarsi con Bach.

– A che ora parti domani? – chiese Reiko, smettendo un attimo di suonare per accendersi una sigaretta.

– Pensavo di andare via dopo colazione. Il pullman passa poco dopo le nove, e se prendo quello ce la faccio ad andare al lavoro la sera.

– Peccato. Sarebbe stato bello se avessi potuto fermarti un po’ di piú.

– Però correrei il rischio di restare qui per sempre, – dissi ridendo.

– Forse hai ragione, – disse Reiko. Poi, rivolta a Naoko: – A proposito… mi ero dimenticata. Devo andare dalla Oka a prendere l’uva.

– Vuoi che ti accompagniamo? – chiese Naoko.

– Veramente ti volevo rubare un po’ Watanabe. Ti spiace?

– No, fai pure.



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