Simoni Marcello - Secretum Saga 01 - 2017 - L'eredità dell'abate nero by Simoni Marcello

Simoni Marcello - Secretum Saga 01 - 2017 - L'eredità dell'abate nero by Simoni Marcello

autore:Simoni Marcello [Simoni Marcello]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Thrillers, Historical
ISBN: 9788822707345
Google: 1OZXDgAAQBAJ
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2017-06-18T22:00:00+00:00


43

Tigrinus uscì dal convento di San Marco più indispettito che soddisfatto. Aveva stretto un patto con il Medici, sì, e anche ottenuto che Diotifeci d’Agnolo curasse suor Assunta, però mal tollerava l’idea di imbarcarsi nel giro di tre giorni. Non che la prospettiva di raggiungere la Morea lo spaventasse. D’altro canto avrebbe preferito prendersela comoda per abituarsi all’idea, e soprattutto per organizzare il viaggio secondo criteri propri e non altrui. Ora invece gli restava appena il tempo di ritirare da padre Lionardo la mappa del monte Athos, poi un fugace saluto allo spedale di Santa Faustina e via, a rubare un cavallo per dirigersi verso Livorno.

Si era allontanato di qualche passo dalla facciata della chiesa, e già stava per sparire in una delle tante strettoie che serpeggiavano sotto l’arazzo stellato della notte, quando s’imbatté in un’imponente sagoma intabarrata in un mantello.

Il ladro si arrestò di colpo. Indossava ancora l’abito da domenicano, ma sotto di esso poteva contare sul corsaletto di cuoio e soprattutto sulla lingua di bue infilata nella cintura. Scoprì il viso con fare sfrontato. «Scansatevi», ordinò, «con messer Cosimo ho concluso».

«Io non servo messer Cosimo», ribatté l’individuo, facendosi avanti.

Tigrinus riconobbe l’orso visto in compagnia con Bianca. «Di cosa v’impicciate?», esclamò.

«Una persona intende parlarvi».

«A un incontro galante con la vostra padrona non rinuncio», rise con asprezza. «Ma sia lei a venirmi a cercare».

Faleno scostò il mantello per scoprire una corta spada. «Non forzatemi la mano, messere».

Il ladro perseverò nel suo atteggiamento beffardo. «Un uomo, anche se bello grosso, non basta a fermarmi».

«Ho i miei dubbi», ribatté il masnadiere. «E tuttavia, nel caso m’ingannassi…».

Tigrinus si voltò di scatto e notò un secondo sgherro uscito dall’ombra. Prima ancora di verificare se fosse armato, sfilò la cappa e gliela gettò in faccia, dopodiché svicolò di lato per raggiungere un punto qualsiasi ove poter far perdere le tracce. Faleno però gli si parò di fronte, costringendolo a sguainare la cinquedea.

Si trovavano ai margini della piazzola antistante il convento, tra una fila di alberi e un loggiato rischiarato da una fila di fiaccole. Il ladro menò un fendente e tentò di sgusciare via oltre le colonne, ma trovò il masnadiere a sbarrargli ancora il passo. Schivò un affondo e un colpo trasversale che sibilò nell’aria come il verso di un animale, poi passò all’attacco con velocissime stoccate che stridettero al contatto con la lama del nemico. Non era facile aprirsi una breccia nelle difese dell’energumeno, e ben presto il problema si raddoppiò col sopraggiungere del secondo compare. Impugnava un randello, il vigliacco, e restava in attesa degli assalti di Faleno per attaccare il ladro alle spalle.

Tigrinus si destreggiò alla bell’e meglio finché non si accorse di essersi liberato sul fianco destro. Abbassò l’arma e caracollò d’istinto verso una strettoia, nella speranza di dileguarsi come già fatto quel mattino con i fanti di quartiere. D’altro canto, sapeva di non rischiare la vita. L’omone col mantello intendeva soltanto condurlo da Bianca, e a ragion veduta sarebbe forse stato meglio assecondarlo anziché far tanto lo smargiasso. Però la missione di Cosimo non ammetteva contrattempi.



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