Il giovane Mozart in Vaticano by Giacomo Cardinali

Il giovane Mozart in Vaticano by Giacomo Cardinali

autore:Giacomo Cardinali [Cardinali, Giacomo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2022-05-29T22:00:00+00:00


XVIII

Se a Roma a decidere i destini musicali era il francescano Clemente XIV, grazie al quale al virtuoso di musica Cristofari era riuscito di imporsi su quel vero e proprio portento vocale che era Giovanni Battista Uccelli, a Milano i talenti godevano di più lucida valutazione grazie alla cultura e alla raffinatezza del ministro plenipotenziario e governatore austriaco Karl Gotthard von Firmian; a Roma, poi, ai musicisti si concedeva l’onore di baciare i piedi del Papa, a Milano si commetteva loro la composizione di nuove opere per il Teatro Regio-Ducale.

Così nel giorno in cui a Carlo Cristofari riusciva di sistemarsi per la vita, aggiudicandosi l’agognato posto fisso, uno stipendio mensile e la pioggia di regalie previste dal generoso calendario liturgico della Curia Romana, a Milano il giovanissimo Mozart poneva l’ultima mano a 3 arie e a un recitativo con violini in vista del concerto che avrebbe dovuto tenere in casa del conte Firmian, a palazzo Melzi, la sera del 12 marzo. Al termine di quella esibizione, il ministro non si sarebbe fatto ritegno di elogiare pubblicamente e con qualsiasi interlocutore il «giovane Mozart, uno di que’ talenti nella Musica, che la natura non produce che di rado, giacché eguagliando non solo nella tenera sua età i maestri dell’arte, li supera anzi a mio credere nella prontezza della invenzione».

La serata a palazzo Melzi fu, infatti, un successo strabiliante, che ebbe per di più un pubblico d’eccezione: davanti al clavicembalo di Mozart stavano schierate le principali autorità pubbliche, quelle civili e quella religiosa.

Primo ospite del ministro Firmian era l’anziano Francesco III d’Este, duca di Modena e Reggio, e signore di Varese, nella sua qualità di Amministratore e capitano generale della Lombardia austriaca. Compatibilmente con la soglia d’attenzione che gli concedevano i suoi 72 anni, il duca era in quei giorni un ascoltatore sereno e bendisposto: mentre il clavicembalo andava e la voce intonava l’aria «Misero me... misero pargoletto» (K 77), il vecchio sovrano di Modena guardava fiducioso al futuro, poiché era sul punto di coronare il suo più grande (anche se forse unico) successo diplomatico: pur avendo avuto un solo figlio maschio, Ercole III, l’avvenire del suo principato era finalmente al sicuro, e la garanzia era seduta accanto a lui. Più giovane di cinquant’anni esatti, stava, infatti, a fianco del vecchio duca l’unica sua nipote, Maria Beatrice Ricciarda, figlia di Ercole III e di Maria Teresa Cybo-Malaspina, e dunque anche signora di Massa e Carrara, da sette anni promessa sposa dell’arciduca d’Austria Ferdinando d’Asburgo-Lorena, figlio della prolifica imperatrice Maria Teresa. Con quel matrimonio il non più “misero pargoletto” Francesco III aveva assicurato alle sue terre una degna successione e la promessa che, pur in mano di un Asburgo, Modena e Reggio sarebbero rimaste autonome rispetto all’impero, sebbene sotto la sua diretta protezione e influenza: Ferdinando avrebbe, infatti, assunto la successione e l’arme gentilizia della moglie, dando principio alla linea Asburgo-Este.

Le nozze tra Ferdinando e Maria Beatrice Ricciarda si sarebbero celebrate a Milano un anno più tardi, il 15 ottobre 1771, e



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