Sixta pixta rixa xista by Elena Vesnaver

Sixta pixta rixa xista by Elena Vesnaver

autore:Elena Vesnaver [Vesnaver, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Nerodichina Edizioni


5

Uno all’epifania

Nicolau la fissava preoccupato e Luzie non ne capiva la ragione, visto che non faceva niente di strano, se ne stava solo sulla porta e osservava la strada e la gente che andava e veniva. Cosa c'era di bizzarro in questo?

– Luzie, tu mi paris malade.

Se rimaneva lì, ferma e aspettava, magari lui sarebbe passato, forse l'avrebbe guardata, ma anche se non la guardava, andava bene uguale. Voleva soltanto vederlo e cosa c'era di folle in questo. Proprio niente.

– E non sei l'unica che sembra malata.

Le si sedette accanto, sulla soglia.

– Perché non vieni con me a Grimacco? Nelle Valli del Natisone ci sono bei mercati.

Partiamo stasera e torniamo quando torniamo, tanto non hai nessuno che ti tiene qui e vedere altri posti fa sempre bene.

– Non ho voglia.

– Una volta me lo chiedevi sempre, ti ricordi? Nicolau, portami con te, ti prei.

Se restava là, sull'uscio, tutta la giornata, prima o dopo sarebbe passato e lei lo avrebbe visto. E anche se non voleva guardarla, quando faceva la curva, lì del boschetto, doveva alzare lo sguardo per forza e vederla.

– Di che cosa hai voglia, Luzie?

Lei non rispose e strizzò gli occhi nella luce riverberata dell'inverno.

– Gira per Cormòns come un lupo. Vorrebbe scappare, divorare, restare o azzannare.

Vorrebbe amare, forse, ma non se lo concede e allora morderà. Ancje lui al mi pâr malât. – Nicolau sospirò. – Vieni via con me, Luzie.

Lei mosse la testa per dire no, no e continuò a fissare il punto in cui poteva comparire il suo cavallo, doveva comparire.

Nicolau le strinse una spalla con la sua mano grande e pesante.

– Mandi, Luzie. Ci vediamo quando torno.

No, fece Luzie, scuotendo la testa, no, ma lui non vide, si era già arrampicato sul suo carro e aveva preso la via per Grimacco.

Madalene non sapeva come fare.

L'aveva pensato così tante volte, immaginato per notti intere i particolari più minimi, ma adesso che aveva deciso di farlo, non sapeva come. Quale poteva essere il momento giusto? E poi quanta di quella roba avrebbe dovuto adoperare, tanta o poca? Meglio tanta, pensò, perché l'incantesimo aveva da essere potente, Martin doveva amare lei e soltanto lei per tutta la vita. Però Usbetta si era pavoneggiata dicendo che era un incantesimo forte e anche Luzie lo aveva detto, allora forse ne bastava poco. Dio, Dio, aiutami, come devo fare?

Luzie seduta sui gradini di casa sembrava quasi una risposta alle sue preghiere e al suo cuore confuso.

– Bundì, Luzie.

Quasi si spaventò davanti allo sguardo che le rivolse la donna; per un momento pensò che l'avesse colta in fallo e che volesse smascherarla davanti a tutti. Dio, no, aiutami, piuttosto di dovermi vergognare ogni volta che incontro Martin, mi ammazzo, giuro, eppure l'idea di essere scoperta le regalò una sorta di pace rassegnata, perché se era così non poteva fare più niente, ormai e si sentì all’improvviso libera.

Ma Luzie non sembrava intenzionata a dire niente, dopo la breve occhiata che le aveva rivolto, era tornata a fissare testarda la strada.

– Volevo dirti che avevi ragione, che me lo devo dimenticare, Martin.



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