Solitudo carnis. Vicende del corpo nel Medioevo by Vito Fumagalli

Solitudo carnis. Vicende del corpo nel Medioevo by Vito Fumagalli

autore:Vito Fumagalli [Fumagalli, Vito]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: storia, Europe, Medieval
ISBN: 9788815028525
Google: Vz8RAQAAIAAJ
editore: Società editrice Il Mulino
pubblicato: 1990-07-14T22:00:00+00:00


VI.

Rebellio carnis.

Le ragioni della carne.

Quando nostro Signore Gesù Cristo parlava come uomo con noi, disse, fra le altre cose, che la lingua è mossa dal cuore.

‘Ebbene, voi tutti che avete un cuore nobile e gentile, fate in modo che i vostri pensieri e le vostre parole piacciano a Dio, onorando, temendo e lodando il Signore che ci amò prima di crearci, prima che noi stessi ci amassimo. E se capita di parlare, senza dispiacere a Lui, per dare gioia al corpo e aiutarlo, lo si faccia con la più grande onestà e cortesia.’

Queste sono le parole che introducono la più antica raccolta di novelle italiane composta, sembra, verso la fine del ‘200. Ne emana un atteggiamento di grande serenità nella percezione del corpo umano, del quale si deve parlare a condizione di mantenere la più grande onestà e delicatezza. È come la conclusione di tutto un periodo durante il quale era vigorosamente riemersa una sana concezione della corporeità, pur in mezzo a contrasti, opposizioni, diffide, negazioni, ed anche eccessi di materialità grossolana, di pesante volgarità.

La cultura laica, soprattutto, aveva elaborato un atteggiamento nuovo nei confronti del corpo umano, aveva incrociato più volte in tale percorso atteggiamenti antichi della mentalità popolare, facendoli suoi, opponendoli spesso al disprezzo dei monaci, vecchi e nuovi, per l’uomo fisico, caduco, imperfetto, destinato alla morte.

La bellezza fisica, la sessualità, tutti i piaceri dei sensi risorgono, riscattati dalle negazioni del passato e del presente, si ribellano ai divieti, si oppongono con una presenza invadente a chi li condanna. Tutto questo è nel Novellino, e non sempre, come è scritto nell’introduzione, il racconto muove accompagnato dal velo dell’onestà e della cortesia. Si direbbe che la moderazione è difficile ad attuarsi, nella realtà e nella sua descrizione. È l’epoca nella quale in tutto l’Occidente esplodono i soprannomi, destinati a trasformarsi in cognomi, ancora oggi in tanti casi sopravvissuti, pur se spesso modificati, privati della carica di pesante fisicità che presiedette alla loro nascita.

Numerosi nella società dell’Italia comunale e cittadina, conobbero qui una fioritura di incredibile varietà tra XII e XIII secolo e sgorgarono spesso dall’attenzione impietosa alle fattezze umane, rivelandone difetti e particolari incresciosi, in un’epoca in cui la bellezza fisica non doveva essere attributo di molti. Fattezze fisiche deteriori, infelici, brutte, mostruose, o caratteristiche spiacevoli, disonoranti, del comportamento sembrano prevalere nella fabbrica dei soprannomi, come a indicare una curiosità morbosamente attratta più dagli aspetti negativi che da quelli opposti, della corporeità e della psicologia dell’uomo. Spia, tutto questo, di una perdurante visione non benevola nei confronti della fisicità e dell’animo umani, malgrado tutto ancora prevalente sulla loro rivalutazione. Gli atti notarili sono ricolmi di soprannomi e ci fanno sfilare dinanzi, accanto ad una umanità ingentilita dalla cura del corpo, uomini ostinatamente avversi a capire le varianti, le particolari forme, le devianze cui dà luogo il corpo dell’uomo, senza una significativa distinzione di classe e di condizione sociale nel dare e ricevere soprannomi.

Constatiamo largamente il vituperio della carne, antico vizio, congenito alla cultura dei dotti e all’immaginazione delle persone



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