Sotto altra bandiera by Eugenio Di Rienzo

Sotto altra bandiera by Eugenio Di Rienzo

autore:Eugenio Di Rienzo
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


Aldo Garosci: la lunga guerra del Doctor subtilis

Non molto ci diranno, come vedremo, i files del Soe, sulla militanza di Aldo Garosci nei ranghi del «braccio violento» dell’intelligence britannica. E questa lacuna, che non è stata colmata neppure dai recenti studi e persino dalla micro-autobiografia di Garosci edita nel 1984, è forse indicativa della peculiarità del suo antifascismo. Un antifascismo non solo e non tanto di azione, quanto di studio e di riflessione sulla trimurti totalitaria (fascista, nazionalsocialista, comunista) che sconvolse la prima metà del Novecento e che segnò profondamente fin dagli anni della giovinezza la vita del futuro Doctor subtilis del fuoriuscitismo democratico.

Iscrittosi nel 1925 alla Facoltà di Lettere dell’Università di Torino, per trasferirsi poi a quella di Giurisprudenza, conseguendo la laurea in Filosofia del diritto nel 1929, sotto il magistero di Gioele Solari, alla cui scuola si formò un’intera generazione di antifascisti (Piero Gobetti, Mario Andreis, Giorgio Agosti, Dante Livio Bianco), quella stagione segnò per Garosci l’iniziazione all’opposizione alla dittatura. Nella quale giocò un ruolo fondamentale Carlo Levi, partecipe e animatore del circolo intellettuale che si era raccolto intorno a Gobetti. Da quel cenacolo Garosci mutuò, dopo il 1926, una critica del socialismo tradizionale, una concezione dinamica del liberalismo inteso come processo e non come dogma, la necessità di scandagliare fino in fondo le risorse politiche del movimento operaio per valutarne l’identità di soggetto rivoluzionario e uno spiccato interesse per le esperienze consiliari che il modello dei Soviet bolscevichi aveva portato prepotentemente alla ribalta anche in Italia.

Dopo aver aderito a GL, pochi mesi dopo la sua costituzione, Garosci ne divenne uno degli elementi piú attivi, collaborando al foglio clandestino «Voci d’Officina», che rappresentò il principale tentativo dell’antifascismo giellista, di composizione strettamente borghese, per instaurare un dialogo con la classe operaia. Nonostante lo scarso successo di quel tentativo, dovuto alla ridotta diffusione del giornale e alla presa del Pcd’I sul proletariato torinese, quell’iniziativa attirò l’attenzione della Polizia politica, che nell’autunno del 1931 smantellò l’intera rete giellista del capoluogo piemontese, costringendo Garosci a esulare in Francia, il 12 gennaio 1932.

Stabilitosi a Parigi e coinvolto immediatamente nelle attività del Centro estero di GL, divenne rapidamente uno dei piú stretti collaboratori di Carlo Rosselli, al cui socialismo liberale aderí con convinzione, seppure non in maniera acritica. Ai nove anni vissuti nella capitale francese risale anche il legame con Cianca e Tarchiani, ma soprattutto con Leo Valiani e Franco Venturi, e il salto di qualità del suo impegno politico. A Garosci fu, infatti, affidata la pianificazione dell’intervento militare di GL nella Guerra di Spagna, che gestí personalmente recandosi a Barcellona nell’estate del 1936, in modo da stabilire i necessari contatti con il Governo repubblicano, per poi prendere parte al conflitto, militando nella «Colonna Rosselli». Dopo l’assassinio di Rosselli, Garosci entrò a far parte del gruppo dirigente di GL, dove cercò, inutilmente, d’imporre la proposta politica, ereditata dal martire di Bagnoles-de-l’Orne, indirizzata ad arrivare all’unificazione di tutto il fronte antifascista, Pcd’I compreso, nonostante la sua forte diffidenza per l’autocrazia del regime stalinista che si accrebbe esponenzialmente negli anni successivi.



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