Storia di Goa by Unknown

Storia di Goa by Unknown

autore:Unknown
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2022-10-04T12:49:45+00:00


Fortezza Dos Reis Magos a Goa (dettaglio).

Parte IV

Dal periodo liberale

alla prima Repubblica

Il 27 marzo 1802, la firma dell’accordo di pace ad Amiens tra Francia e Inghilterra eliminò l’esigenza degli inglesi di presidiare Goa e le loro truppe la abbandonarono. Però il conflitto anglo-francese si riaccese e nell’anno seguente Goa si vide nuovamente occupata dai britannici. Questa volta ci restarono più a lungo, fino al 1813, l’anno precedente il Trattato di Parigi che sancirà la prima sconfitta di Napoleone Bonaparte.

L’obiettivo del Portogallo all’inizio dell’Ottocento era la riorganizzazione delle proprie colonie. Infatti il Brasile – oltre a rappresentare il polo principale dell’impero lusitano da un punto di vista economico – con l’arrivo della famiglia reale in fuga da Lisbona, ne era anche diventato la base politica. Nel provvedimento regio del 4 febbraio 1811 si affermava chiaramente l’intenzione di trasformare il Brasile nell’emporio tra l’Europa e l’Asia42. A questo scopo occorreva ridisegnare e liberalizzare i flussi mercantili, stabilendo “un ampio e generale sistema di commercio” che avrebbe dovuto unire i territori degli oceani Atlantico e Indiano. Ciò significava la fine di tutti gli ostacoli agli scambi diretti tra il Brasile e Goa. Quest’ultimo territorio, definito come porto franco per “tutte le qualità di prodotti, merci e manufatti sia nazionali che stranieri, provenienti da qualsiasi punto di Asia, Europa, America e Africa”, continuava a essere il nucleo centrale dei traffici commerciali portoghesi in Oriente.

Tutto ciò significò, dopo alcuni anni di interruzione quasi completa, una rapida crescita degli scambi tra Portogallo e Asia. Un impeto che ebbe breve durata, dato che a partire dal 1819 cominciò a verificarsi un brusco rallentamento dei rapporti economici del Portogallo con l’Oriente, a causa di vari fattori. In primis la concorrenza di altre flotte mercantili, in particolare quella inglese, e la sostituzione dei prodotti tessili indiani con quelli di cotone fabbricati in Inghilterra (più economici grazie alla Rivoluzione Industriale). Poi la crisi dell’esportazione del legno di sandalo da Timor. Infine la cessazione del traffico di oppio, in seguito al divieto cinese della sua importazione tramite il porto di Macao e a causa della liberalizzazione della vendita da parte degli inglesi di quella sostanza da Malwa (regione a nord del Gujarat) verso Bombaim, con i contrasti che ne derivarono43.

Questa l’analisi dello studioso del colonialismo portoghese Valentim Alexandre:

Tutte queste problematiche […] si rafforzano mutualmente; la rottura in uno dei circuiti, pregiudicando la mobilità dei capitali e impedendo il rinnovamento o la semplice conservazione delle flotte locali, ebbe ripercussioni sugli altri, portando al collasso tutto il sistema mercantile portoghese in Oriente (o di quanto, malgrado tutto, ne restava). In tale contesto, i possedimenti in Asia perdono la loro tradizionale funzione di avamposto marittimo, tendendo a trasformarsi in meri componenti dell’economia dei territori di cui facevano parte.

La diminuzione, questa volta irrimediabile, dei flussi del commercio marittimo coincise con la ascesa delle istanze liberali in Portogallo e la conseguente emanazione della Costituzione. L’introduzione dei principi costituzionali a Goa aggravò le contrapposizioni tra i luso-discendenti e i canarins (nativi cristiani), con una successione di colpi



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