Storie della vecchia Terra by AA.VV

Storie della vecchia Terra by AA.VV

autore:AA.VV.
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza
editore: Perseo
pubblicato: 2000-03-31T16:00:00+00:00


in memoria di a.e. van vogt

di Luigi Cozzi

* Il 26 gennaio 2000 è scomparso a Los Angeles, all’età di 87 anni, uno dei Grandi Maestri della fantascienza, A. E. van Vogt, che è stato anche una delle colonne delle nostre pubblicazioni. Luigi Cozzi, uno dei suoi amici di più antica data, ha voluto rievocarne la figura in maniera anticonvenzionale e personalissima.

Intorno al 1965, diventai il rappresentante italiano dell’agenzia letteraria dell’americano Forrest J. Ackerman: in altre parole, avevo l’incarico di proporre i libri scritti dagli autori da lui rappresentati agli editori italiani in maniera da convincerli ad acquistarli e a pubblicarli nel nostro paese.

Quell’agenzia era però solo una delle attività minori del vulcanico e formidabile Forry (così si faceva chiamare dagli amici Ackerman), e i suoi autori più importanti erano solo due, A.E. Van vogt e L. Ron Hubbard, i quali tra l’altro - almeno in quel periodo - avevano smesso da anni di scrivere. Inoltre quasi tutte le loro opere erano già state stampate in Italia e quindi, in pratica, io avevo ben poche possibilità di concludere buoni affari (“buoni” per modo di dire: come compenso per il mio lavoro percepivo giusto il 10% di quanto incassava l’autore e, dato che un romanzo in quegli anni veniva pagato da Galassia circa 60.000 lire e da Urania 180.000 lire, non avevo scelto quindi un’attività in grado di farmi diventare ricco: ma era la passione a spingermi, l’amore per la letteratura, non certo l’avidità di denaro…).

Di lì a poco però, per fortuna, iniziò l’era delle “ristampe”: fino al 1965 circa, infatti, se per caso in una collana usciva un romanzo o anche un racconto che era già stato pubblicato da qualche altra parte, il direttore o il redattore rischiavano il licenziamento, perché ristampare un testo era considerato un errore madornale, imperdonabile. Ma intorno al 1965, finalmente, quel grottesco “tabù” venne a cadere e, per prima, Urania iniziò a ristampare un po’ di quella marea di classici che da oltre dieci anni non erano più reperibili sul mercato: così, alfine, io riuscii a vendere un po’ di romanzi di A.E. Van Vogt e anche alcuni di Hubbard, opere come Crociera nell’infinito o L’ultimo vessillo (che era inedito, ma che riuscii a rifilare dopo lunghe lotte addirittura a Roberta Rambelli, che ODIAVA Hubbard perché - a suo dire - era uno “sporco nazista”), La casa senza tempo o Le armi di Isher, giusto per fare qualche titolo (e che titoli!).

Entrai allora anche in contatto diretto con A.E. Van Vogt, uno dei miei idoli oltre che un mio “rappresentato”, e così ardii perfino di chiedergli di scrivere qualcosa di nuovo di zecca per l’antologia Il grande dio auto che stavo curando insieme a Roberta Rambelli per l’Editrice dell’Automobile. Van Vogt accettò ma mi chiese di che cosa doveva scrivere, e così io gli buttai lì per lettera l’idea di stendere qualcosa su una specie di “car-thing” o di “Cosa-automobile” che uccideva. Van gradì il mio suggerimento e lo trasformò in alcune paginette, cioè nel racconto



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