Sulle onde by Franco Sorba

Sulle onde by Franco Sorba

autore:Franco Sorba [Sorba, Franco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giovane Holden
pubblicato: 2019-10-14T22:00:00+00:00


7

Mi preparai prima di loro, riuscendo anche a fare colazione da sola, per la verità mi accompagnarono vicino ai tavoli lo spagnolo Ignacio e sua moglie Alvara, poi presero per me le uova fritte e le brioche con il latte freddo.

Edoardo e Sarin erano al Gran Bar. Dissero che erano pronti per l’escursione. Edoardo si mise in coda e, mostrando i biglietti, ricevette dei talloncini da attaccare alla maglietta. Poco dopo il numero sul talloncino adesivo fu chiamato e in fila raggiungemmo l’uscita della nave. Era una procedura che conoscevo molto bene, era sufficiente che mi tenessero per mano. Lo fece Sarin. Scendemmo le scalette di ferro. Il personale ci chiedeva se andava tutto bene, io confermavo.

L’aria fuori era fresca e c’era vento. Raggiungemmo uno dei pullman parcheggiati e vi salimmo sopra. La guida parlava un italiano stentato ma comprensibile. Anche lei si avvicinò per sapere se avevo bisogno di qualcosa. Ci contò poi partimmo.

La prima tappa prevedeva una sosta in un antico villaggio costruito in maniera tradizionale, il borgo di Seongeup. Per me fu una piacevole passeggiata in piano, con il vento che entrava nei capelli, sentii che qualcuno si lamentava. In particolare dopo fummo costretti ad assistere a una presentazione di loro prodotti a base di miele molto cari. Pochi o nessuno acquistarono qualcosa.

Dopo ci avvicinammo a un antico vulcano, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’ UNESCO, per il suo valore paesaggistico e scientifico, il cratere Seongsan, detto anche Sunrise Peak. La guida ci disse che è un enorme cono di tufo, collegato all’isola mediante un istmo, formatosi in seguito a un’eruzione idro-vulcanica. In cima un panorama spettacolare ricompensava la fatica della scalata, che sembrava impegnativa.

“Te la senti di venire, Cora?”

“Vorrei provarci.”

Iniziammo. Edo davanti, Sarin mi teneva per mano, quando gli scalini erano difficili o stretti, Edo si fermava e mi aiutava. Quando cominciò a inerpicarsi la scalinata, andare avanti divenne ostico. Ci mancava anche il fiato e respiravamo con una certa difficoltà. Ogni tanto ci fermavamo per un paio di minuti, poi riprendevamo la salita. Spesso incontravamo gente che saliva e ci superava, altra che scendeva. Li sentivo parlare in lingue talora incomprensibili, altre volte in italiano. Molti ansimavano.

Finalmente fummo in cima.

“Cora, immagina un letto concavo di erba verde smeraldo, circondato da tantissimi pinnacoli rocciosi, che formano una corona circolare. Sullo sfondo c’è il mare aperto a perdita d’occhio e dietro di noi c’è il resto dell’isola con le sue foreste.”

“Riesco a percepire tutto bene.”

C’era un forte vento e non compresi le parole sottovoce che si scambiarono Edo e Sarin. Iniziammo la discesa. Per me era difficile quasi come la salita.

Era Sarin a starmi vicino, Edo sembrava sparito.

“Attenta a questo scalino, è più alto.”

“Grazie Sarin.”

Udii nuovamente la voce di Edoardo.

“Venite di qua.”

“È una scorciatoia?”

Non ebbi risposta. Entrammo in un sentiero stretto, sentii che qualcuno scostava delle foglie e dei rami per passare. Non ero tranquilla. I rumori degli altri turisti si erano allontanati. Dovevamo camminare in fila indiana, Edo mi aveva preso una mano ed era davanti. Sarin appoggiava le sue mani ai miei fianchi da dietro.



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