Teorie dell'azione terapeutica by Patrizia Velotti;Giulio Cesare Zavattini;

Teorie dell'azione terapeutica by Patrizia Velotti;Giulio Cesare Zavattini;

autore:Patrizia , Velotti;Giulio Cesare, Zavattini; [Velotti, Patrizia Zavattini, Giulio Cesare]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psicologia, Aspetti della psicologia
ISBN: 9788815410917
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2023-10-14T22:00:00+00:00


4. Un esempio clinico

Il caso di Molly proposto da Stern e colleghi [1998] ci aiuta a riflettere sia sull’importanza della loro proposta teorica che sulle ulteriori domande che pone in psicoanalisi. Seguendo la discussione di Arnetoli [2018, 116-118] su questo caso, alla quale rimandiamo per una trattazione più esauriente, possiamo osservare come Molly, una signora sposata, di trentacinque anni, in analisi per una scarsa autostima focalizzata sul suo corpo, per problemi di peso e una forte angoscia di poter perdere le persone più care, ingaggi in seduta la sua analista con una domanda diretta: «Mi chiedo se lei mi sta guardando».

A questa domanda, con la quale inizia il momento-ora, l’analista, dopo qualche momento di turbamento e incertezza, risponde: «Ho come l’impressione che lei stia cercando di attirare i miei occhi su di lei». Seguirà, subito dopo il «sì» della paziente, un breve e intenso dialogo intersoggettivo che terminerà con un’espressione esplicita dell’analista – «Ne sono felice!» – relativa allo stato di benessere che lo scambio ha prodotto in Molly.

Possiamo vedere che l’analista evita di fare un’interpretazione di transfert, ma propone invece un intervento verbale che esprime il suo sentimento su quale sia il sentimento di Molly. Non dice: «Penso che lei stia cercando di…», ma dice: «Ho l’impressione che…».

Rimane, cioè, sul piano del sentimento proposto da Molly e compie un intervento di natura empatica che fa sentire la paziente compresa e la aiuta a provare comprensione per sé stessa.

L’analista conclude con un’azione poietica, costruttiva della relazione e del senso di sé di Molly, esprimendo in modo diretto il sentimento di felicità che sente per la paziente.

Tirando le fila delle principali motivazioni intersoggettive che muovono il processo clinico possiamo fare riferimento a quanto Stern scrive nel suo saggio sul costrutto di intersoggettività, in cui delinea gli obiettivi che si realizzano tramite le diverse mosse relazionali e i momenti presenti che compongono la seduta [Stern 2005, 137].

Sondare l’altro per vedere in quale punto del campo intersoggettivo ci si trova. Questa motivazione, che va intesa come una forma di orientamento intersoggettivo, implica principalmente la verifica momento per momento, in gran parte fuori dalla coscienza, dello stato della relazione tra paziente e analista e dove sta andando. Orientarsi in questo modo costituisce una precondizione del lavoro insieme in seduta.

Condividere (o evitare di condividere) l’esperienza per farsi conoscere (o per non farsi conoscere). Ogni volta che il campo intersoggettivo si amplia la relazione implicitamente si modifica. Il paziente allora sperimenta un nuovo modo di essere-con l’analista e, si spera, con altri. Qui va sottolineato che il cambiamento è implicito, non c’è bisogno di esplicitarlo e parlarne; diventa, cioè, parte della conoscenza relazionale implicita del paziente. Un’altra conseguenza, ogni volta che il campo intersoggettivo viene ampliato, è che si aprono nuove vie di accesso per l’esplorazione esplicita per cui una parte maggiore del mondo del paziente può divenire conscia e verbalmente comprensibile.

Definire e ridefinire sé stessi attraverso il rispecchiamento di sé che viene dagli «occhi» dell’analista. In questo processo l’identità si modifica oppure viene consolidata.



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