THE DRESDEN FILES - Prima trilogia by Jim Butcher

THE DRESDEN FILES - Prima trilogia by Jim Butcher

autore:Jim Butcher [Butcher, Jim]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-02-21T12:00:00+00:00


CAPITOLO 23

Strinsi i denti e scalciai. Il nastro intorno alle caviglie cedette, ma era troppo tardi perché potesse servire a qualcosa. Non avevo tempo per rimettermi in piedi e fuggire, eppure ci provai lo stesso. Immagino sia una di quelle cose che fai quando stai per morire.

«Signor Hendricks» disse una voce molto dura e molto calma. «Se il signor Parker non posa la chiave a croce entro i prossimi due secondi, mi faccia la cortesia di abbatterlo.»

«Sissignore, signor Marcone» rispose il vocione da basso di Hendricks. Io guardai verso destra e vidi il Galantuomo Johnny Marcone, in piedi sulla porta, avvolto in un completo sartoriale grigio all’italiana. Di fronte a lui c’era Hendricks, un po’ defilato, con giacca e pantaloni molto più economici e un fucile a pompa a canne mozze, di quelli con il calcio modificato con l’impugnatura a pistola, tra le manone da gigante. La bocca nera delle canne era puntata dritta alla testa di Parker.

Quello si voltò di scatto per guardare Marcone nello stesso istante in cui lo feci io. Serrò le mascelle e i suoi occhi si strinsero fino a diventare due fessure furiose. Passò il peso da un piede all’altro, come se si stesse preparando a scagliare la chiave a croce.

«È un fucile antisommossa calibro .12, signor Parker» precisò Marcone. «Sono pienamente al corrente della sua resistenza fuori dal comune in questo periodo del mese. L’arma del signor Hendricks è caricata con munizioni letali a palla asciutta e, una volta che diversi proiettili le avranno strappato via parecchi chili di carne dal corpo e perforato la maggior parte degli organi interni, nutro la ragionevole certezza che perfino lei ne morirebbe.» Marcone sorrise affabile mentre Hendricks toglieva la sicura dell’arma e prendeva posizione come se si preparasse a un rinculo in grado di mandarlo gambe all’aria. «Per cortesia» continuò Marcone. «Metta giù quell’attrezzo.»

Parker mi scoccò un’altra occhiata e vidi la bestia che infuriava nei suoi occhi, che non voleva far altro che ululare al cielo e sguazzare nel sangue. Mi spaventò a morte, raggelandomi fin nel midollo. C’erano più rabbia e odio, nel suo sguardo, che in tutti gli altri membri dei Lupi della Strada. La perdita di controllo degli altri licantropi sembrava un capriccio da bambini, in confronto a quel che vedevo negli occhi di Parker.

Ma riuscì a controllarsi. Abbassò il braccio, lentamente, fece due passi indietro e mi sentii fuggire tra i denti un sospiro di sollievo. Non ero morto. Non ancora. Quando avevo scalciato non mi ero tolto del tutto la coperta di dosso, ed ero ancora seduto con la schiena appoggiata alla colonna d’acciaio. Non sapevano che, sotto quella lana ruvida, ero libero. Non era un gran vantaggio ma era tutto quel che avevo. Dovevo escogitare un modo per sfruttarlo, e in fretta.

«I miei ragazzi stanno arrivando» ringhiò Parker. «Se continuate a forzare la mano, vi faccio sfilettare.»

«Stanno arrivando» concordò Marcone, placidamente. «Ma non sono ancora qui. Le ruote delle loro motociclette si sono trovate a essere, inspiegabilmente, a terra. Abbiamo tempo per discutere di affari.



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