Ti racconterò tutte le storie che potrò by Salvo Palazzolo Agnese Borsellino

Ti racconterò tutte le storie che potrò by Salvo Palazzolo Agnese Borsellino

autore:Salvo Palazzolo, Agnese Borsellino
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2016-04-17T16:00:00+00:00


32.

Palermo. Avverto un coacervo di sentimenti pensando alla città in cui sono nata e cresciuta, in cui sono diventata donna, la città che mi ha dato la vita e la disperazione. Quei sentimenti che mio figlio Manfredi ha descritto bene in una lettera di alcuni anni fa. Era il frutto di una lunga riflessione che avevamo fatto tante volte a casa, anche con Paolo.

“Non bisogna avere paura, soprattutto in questa città, di non intrattenere rapporti con uomini di potere, con persone importanti o danarose, poiché è agli occhi di tutti che la cosiddetta ‘Palermo bene’, la Palermo dei circoli, dei salotti buoni è inquinata, lo è da tempo, da quando gli stessi rappresentanti delle istituzioni frequentavano, e purtroppo frequentano tuttora, persone sospette, chiacchierate o addirittura già destinatarie di inchieste giudiziarie.”

Una riflessione amara, più che amara, è il nodo di tutte le riflessioni sulla città.

“A Palermo, ma non solo a Palermo, bisogna avere, si deve avere il coraggio di evitare o troncare amicizie, frequentazioni o semplici contatti con persone importanti o altolocate chiacchierate da cui si possono trarre favori più o meno leciti; si deve avere la forza di rinunciare a coltivare rapporti con persone che nel tempo hanno intrapreso un’altra strada, la strada della contiguità e della complicità con il malaffare e la delinquenza in genere.”

Questo Paolo ha insegnato ai figli. La sua stessa vita è stata una continua rinuncia: una rinuncia ai divertimenti, alla vita mondana, ad amicizie risalenti ai tempi della scuola o dell’università con persone che egli stesso si era ritrovato a indagare e perseguire, anche per fatti molto gravi.

Ecco, allora, il senso dell’appello lanciato da Manfredi, che mi piace tanto. Lo vorrei rileggere a voce alta, anzi voglio farlo diventare parte del racconto che sto facendo con tanto amore e tanta fatica, perché a volte, in questi ultimi giorni, sento che le forze mi vengono a mancare. Anche parlare diventa difficile, perché il male che mi porto dentro sta avanzando, lo sento. Ma non mi arrendo, il mio racconto continua, deve continuare. Queste parole sono più forti di qualsiasi dolore.

Dunque, torno a leggere quanto Manfredi scriveva: “Chiunque, ma soprattutto coloro che operano nel nome di persone che hanno sacrificato la loro stessa vita per una società migliore, ha l’obbligo morale, prima ancora che giuridico, di evitare rapporti occasionali o saltuari con personaggi discussi e discutibili, non già solo per rispetto dei martiri che non ci sono più, ma altresì per rispetto verso se stessi”.

Sembrano parole anacronistiche, dato l’andazzo generale che vediamo nella società e nella politica. Così mi ha scritto qualche giorno fa Marilena, una ragazza di diciassette anni che vive a Brindisi: “Mi sembra che oggi la legalità non sia un valore profetizzato nel modo in cui si dovrebbe. La scuola, che dovrebbe costituire il principale mezzo di diffusione della legalità fra i giovani, non sempre si dimostra all’altezza del compito richiesto. Spesso, infatti, ci si limita ad affrontare l’argomento allo stesso modo in cui si trattano altre materie di studio, evitando così di suscitare l’interesse dei più giovani.



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