Tre uomini in barca by Jerome K. Jerome

Tre uomini in barca by Jerome K. Jerome

autore:Jerome K. Jerome
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Viaggi, Humour
pubblicato: 1888-12-31T23:00:00+00:00


Indice

* * *

CAPITOLO XI.

Come Giorgio, una volta, si alzò presto la mattina. - A Giorgio, Harris e Montmorency non piace lo sguardo dell’acqua fredda. - Eroismo e determinazione da parte di Gerolamo. - Giorgio e la camicia: storia con una morale. - Harris cuoco. - Retrospettiva storica, inserita specialmente per uso delle scuole.

LA mattina appresso mi svegliai alle sei, e trovai che anche Giorgio era sveglio. Ci voltammo entrambi dall’altra parte, tentando di riaddormentarci, ma invano. Vi fosse stata qualche ragione particolare per non doverci addormentare di nuovo, ma per levarci e vestirci immediatamente, ci saremmo abbandonati al sonno nell’atto di guardare l’orologio, per dormire saporitamente fino alle dieci. Siccome non v’era alcuna necessità di levarci per altre due ore almeno, e il nostro alzarci a quell’ora sarebbe stato un’assoluta assurdità, fu solo per tenerci in accordo con la naturale malignità delle cose in generale, che noi sentimmo entrambi che rimanere a letto per altri cinque minuti sarebbe stato addirittura un supplizio.

Giorgio disse che la stessa specie di cose, ma in peggio, gli era accaduta circa diciotto mesi prima, quando alloggiava da solo in casa di certa signora Gippings. Una sera, il suo orologio andava male, e s’era fermato alle otto e un quarto, senza che egli lo sapesse, perchè, in un modo o nell’altro, egli s’era dimenticato (un caso strano per lui) di caricarlo andando a letto e, senza neppur guardarlo, l’aveva appeso accanto al guanciale.

Era d’inverno, nel periodo dei giorni più corti, e in una settimana di nebbia per giunta; così il fatto che era molto oscuro, quando Giorgio si svegliò la mattina, non servì affatto a guidarlo sul conto dell’ora. Egli stese la mano, e prese l’orologio. Erano le otto e un quarto.

- Angeli e ministri della grazia, aiutateci! - esclamò Giorgio. - E io che debbo essere alla banca alle nove! Perchè nessuno m’ha chiamato? Vergogna! - E scagliò lontano l’orologio, saltò dal letto, fece un bagno freddo, si lavò, si vestì, si fece la barba con l’acqua fredda, perchè non vi era tempo d’aspettare la calda, e poi si precipitò a dare un’altra occhiata all’orologio.

Se la scossa ricevuta nell’esser scagliato sul letto o chi sa che altro, avesse messo in moto l’orologio, Giorgio non saprebbe dire; ma il fatto sta che dalle otto e un quarto l’orologio aveva cominciato ad andare e in quel momento segnava le nove meno venti minuti.

Giorgio se lo cacciò nel taschino e si precipitò giù per le scale. Da basso, nel salotto, tutto era buio e silenzioso: non v’era acceso il fuoco, non era pronta la colazione. Giorgio disse che era una vergogna per la signora Gippings, e si propose di dirle il fatto suo quand’egli sarebbe tornato a casa la sera. Poi si avventò al soprabito e al cappello, e, impugnando l’ombrello, si diresse alla porta di strada. La porta era ancora perfettamente sbarrata. Giorgio imprecò alla pigrizia della vecchia signora Gippings, e, pensando ch’era strano che ci fossero persone che non si levavano a un’ora decente, tolse i catenacci, aperse la porta, e si mise a correre.



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