Tu sei il mio destino by Emily Grayson

Tu sei il mio destino by Emily Grayson

autore:Emily Grayson [Grayson, Emily]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO SESTO

Era troppo tardi. Quello era il guaio, come avrebbe detto Stephen, ma ciò che avrebbe detto

Stephen non importava più. Sarebbe stato molto complicato partire ora dal ‘Inghilterra. Al ‘inizio del a

guerra aveva promesso di prestare servizio per la Gran Bretagna impegnando il suo futuro immediato a

favore del a difesa dell’impero e del mondo, per quanto suonasse drammatico, e nel bene e nel male ora

sarebbe rimasta in Gran Bretagna finché fosse durata la guerra.

«Finché dura.» Era l’espressione usata dal a gente. Era l’espressione usata per ogni cosa in quel

periodo. A Maude pareva un’espressione terribile, brutta. Era una frase che in apparenza significava

semplicemente «per tutto il tempo che potrebbe durare questa guerra», ma era giunta a suggerire molto

di più. Questa guerra non era come altre guerre; era decisiva. Perfino la Grande Guerra era finita con

una specie di esaurimento reciproco, con le due parti ugualmente stremate, i pugili storditi e in piedi a

malapena, aggrappati l’uno al ‘altro in cerca di sostegno, entrambi ugualmente incapaci e resti a

continuare. Non stavolta. Nessun armistizio, nessun trattato, nessun compromesso avrebbe messo fine

a questa guerra. Una volta che era iniziata sul serio non c’era modo di tornare indietro. Tutti dicevano

che non era solo la Grande Guerra, da capo; era ancora la Grande Guerra: gli stessi due vecchi lottatori,

non più al tappeto, fuori dai loro angoli, con le spal e massaggiate, inalando i sali, di nuovo in piedi, solo

che questa volta nessuna campanella avrebbe fermato il martellare dei colpi, lo scorrere del sangue e il

lacerarsi della carne. Un combattimento al ‘ultimo sangue. Fino all’ultimo uomo, e così via. O vincevi e

sarebbe prevalsa la tua concezione del futuro del ‘umanità, oppure… non c’era nessun oppure.

Per questo la lotta era degna di essere combattuta. Era innegabile. Maude non ebbe mai alcun

dubbio al riguardo, neppure uno. Ne era grata. Se avevi intenzione di dedicare la vita, forse di

sacrificarla, in vista di un bene più grande, questa era l’occasione giusta. Non era sempre facile

ricordarselo quando le bombe cadevano e lei era seduta in un rifugio spal a a spalla con Edith,

respirando lo stesso gas che veniva sempre… da dove? - dal terreno? Dal ‘aria? Dal e bombe? Chi lo

sapeva? - e chiudendo gli occhi per proteggerli dalla solita pioggia di detriti. Perfino gli uomini feriti

sulle barelle e sul e sedie, con le bende e i pigiami macchiati da far pietà, smettevano di lamentarsi per

sentire quanto si era avvicinato il tambureggiare del e bombe. «Dammi un pizzicotto» bisbigliava Edith

o Maude, e l’altra glielo dava conficcando un’unghia nel cuscinetto carnoso del pol ice del ‘amica e

facendole così un regalo: ecco il dolore a cui penserai ora.

Un Mississippi. Due Mississippi. Tre Mississippi.

“Che cosa contavano le infermiere in un bunker di Berlino?” si chiedeva Maude. O, meglio, qui a

Londra? “Un Tamigi, due Tamigi” - no, era inutile continuare. Era una fol ia fare il conto al a rovescia

in una guerra. In questa guerra a ogni modo. Ciò non voleva dire che non lo facevi. Lo facevi. Lo facevi

ogni giorno se necessario. Lo facevi, lo facevi, lo facevi, lo facevi.



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