Tutti i figli di Dio danzano by Haruki Murakami

Tutti i figli di Dio danzano by Haruki Murakami

autore:Haruki Murakami
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2000-02-18T23:00:00+00:00


Ranocchio salva Tokyo

Quando Katagiri rientrò nel suo appartamento, ad attenderlo c'era un ranocchio gigante. Eretto sulle zampe posteriori, superava i due metri. E aveva anche un fisico massiccio. Katagiri, alto appena uno e sessanta e mingherlino, si sentí sopraffatto dal suo aspetto imponente.

-Mi chiami Ranocchio, - disse il ranocchio con voce stentorea.

Katagiri, ammutolito, restò fermo a bocca aperta nell'ingresso.

-Non è il caso di spaventarsi. Non le farò alcun male. Entri e chiuda la porta, -disse Ranocchio.

Katagiri restò immobile, la valigetta del lavoro nella destra e la busta del supermarket con le verdure e il salmone in scatola nella sinistra.

-Signor Katagiri, per favore! Chiuda in fretta la porta e si tolga le scarpe.

Sentendosi chiamare per nome, Katagiri finalmente ritornò in sé. Chiuse la porta come gli era stato detto, posò a terra la busta e, continuando a tenere in mano la valigetta, si tolse le scarpe. Quindi, guidato da Ranocchio, si sedette al tavolo di cucina.

-Senta, signor Katagiri, - disse Ranocchio. - Sono davvero spiacente di essermi introdotto in casa sua senza permesso mentre lei non c'era. Capisco benissimo la sua sorpresa. Ma non avevo altra scelta. Le andrebbe un tè? Pensando che da un momento all'altro sarebbe tornato, ho messo a scaldare l'acqua.

Katagiri si teneva ancora la borsa stretta sul fianco. È uno scherzo? Qualcuno si è infilato in questo costume e mi sta prendendo in giro? Ma il corpo e le movenze di Ranocchio mentre cantando un motivetto a bocca chiusa versava l'acqua bollente nella teiera, appartenevano in modo inequivocabile a un ranocchio autentico.

Ranocchio mise una tazza di tè davanti a Katagiri, e una davanti a sé.

-Si è un po' tranquillizzato? - chiese Ranocchio, sorseggiando il tè.

Katagiri era ancora incapace di parlare.

-In circostanze normali, non ci si presenta a casa della gente senza un appuntamento, - disse Ranocchio. - Me ne rendo conto benissimo, signor Katagiri.

Chiunque rimarrebbe stupito, tornando a casa, nel trovarsi dinanzi un ranocchio delle mie dimensioni. Ma è sorto un problema di estrema gravità e urgenza. Spero quindi vorrà perdonare le mie maniere improprie.

-Un problema?

Katagiri era finalmente riuscito ad articolare dei suoni che somigliavano a parole.

-Proprio cosí, signor Katagiri. Non sono uno che si introdurrebbe cosí in casa d'altri senza una ragione seria. Non sono maleducato fino a questo punto.

-È un problema che ha a che vedere col mio lavoro?

-La risposta èyesma ancheno,- disse Ranocchio inclinando la testa con aria enigmatica. -Noma ancheyes.

Devo assolutamente mantenere la calma, si disse Katagiri.

-Le dispiace se fumo?

-Per carità, ci mancherebbe, - rispose Ranocchio con un sorriso. - È casa sua. Non sarò certo io a porle delle limitazioni. Fumi pure o beva liberamente, se crede. Io personalmente non fumo, ma non mi permetterei mai di affermare i diritti dei non fumatori in casa d'altri.

Katagiri tirò fuori dalla tasca del cappotto sigarette e fiammiferi. Mentre accendeva la sigaretta si accorse che le mani gli tremavano. Ranocchio, dal lato opposto del tavolo, seguí con interesse quella sequenza di gesti.

-Non è che per caso lei fa parte di qualche cosca? - trovò il coraggio di chiedere Katagiri.



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