Un lungo filo rosso by Giordano Dalmonte

Un lungo filo rosso by Giordano Dalmonte

autore:Giordano Dalmonte [Dalmonte, Giordano]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Scatole parlanti
pubblicato: 2024-06-16T22:00:00+00:00


10.

Avrebbe dato loro, ai suoi genitori, quello che si aspettavano da lui? Anche Alfredo, come Maria anni prima, era tormentato da questo interrogativo, quando entrò per la prima volta nell’aula tre della facoltà di Filosofia a Bologna. Era il 6 novembre del ‘73 e sembrava davvero un pesce fuor d’acqua, incapace di orientarsi in quella babele di strade del centro storico, dove si era incuneato appena uscito dalla stazione centrale e, imboccata via Indipendenza, aveva deviato per via Irnerio. Qui erano iniziati i problemi, giacché la sua meta, via Zamboni, era chiara nella sua mente, ma non altrettanto facile raggiungerla per un ragazzo inesperto della grande città, quale era lui. Aveva tentato di chiedere a un passante, un anziano signore che aveva creduto fosse bolognese dalla nascita, scoprendo invece che era un immigrato dal sud, giunto nella città felsinea da soli cinque mesi e ignaro di dove si trovasse questa via Zaniboni o Zamboni.

«Via Zamboni» aveva precisato Alfredo, ma non avendo ottenuto risposta, aveva proseguito per via Cento Trecento, dove aveva cominciato a vedere qualche targa universitaria, anche se non si trattava della sua facoltà. I vicoli diventavano sempre più stretti e si stava accorgendo di girare intorno, quando si ritrovò di nuovo in via Irnerio, una strada molto ampia nella quale la circolazione di auto private e autobus, oltre a parecchi motorini e biciclette, rendeva la situazione piuttosto caotica. In fondo alla strada individuò una porta e sapeva che Bologna ne aveva diverse, essendo ciò che rimaneva della cinta muraria che per sette secoli aveva avvolto la città, sapendo inoltre che da queste si dipartivano diverse strade. Con un passo che si stava facendo sempre più stanco, si diresse dunque verso quella che si sarebbe rivelata come porta Zamboni e, di qui, imboccò quindi l’omonima via, la quale finalmente l’avrebbe portato alla sua sede universitaria.

Stava scendendo una leggera pioggerella e la presenza di un lungo porticato a destra e a sinistra della strada gli offriva un riparo che non tardò a raggiungere. Indeciso sul da farsi, provò a individuare qualcuno che gli ispirasse fiducia e gli indicasse la sede della sua facoltà, che sapeva trovarsi proprio in quella strada. Per trovare conferma alle sue supposizioni fermò una ragazza e scoprì che era Teresa Poletti, che più volte lui aveva ammirato e non solo per la straordinaria bellezza, ma anche per la capacità oratoria esibita nel corso delle interminabili assemblee nell’aula magna del suo liceo. Lei non lo riconobbe subito: ora Alfredo aveva una barba folta, vestiva un eskimo blu scuro e in testa aveva una berretta grigia; un look tutto sommato diverso da quello degli anni liceali, ma in linea con quello di tanti ragazzi che frequentavano l’ambiente universitario.

Fu lui a riconoscerla e a rivolgerle timidamente la parola, salutandola e chiedendole quale facoltà stesse frequentando. Teresa, dopo un attimo di smarrimento, si dimostrò felice di rivedere Alfredo e rispose che stava vivendo un momento difficile: il ragazzo con il quale aveva vissuto un’intensa storia d’amore sin dal primo anno



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