Un medico di campagna by Franz Kafka

Un medico di campagna by Franz Kafka

autore:Franz Kafka [Kafka, Franz]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-06-08T12:00:00+00:00


Sciacalli e arabi

Schakale und Araber fu pubblicato per la prima volta sulla rivista mensile di Martin Buber «Der Jude», II, 10, 1917, pp. 488-490, insieme a Ein Bericht für eine Akademie, e subito dopo sulla «Oesterreichische Morgenzeitung», 3 dicembre 1917. Una terza pubblicazione, in volume, in Neue deutsche Erzähler, a cura di J. Sandmeier, Furche-Verlag, Berlin 1918, I, pp. 233-240.

Eravamo accampati nell’oasi. Gli altri viaggiatori dormivano. Davanti a me passò un arabo, alto e bianco; aveva accudito i cammelli e si recava al suo giaciglio.

Mi gettai supino sull’erba; volevo dormire; non ci riuscii; in lontananza il lamentoso ululato di uno sciacallo; tornai a sedermi. Ma ciò che era stato lontano, fu improvvisamente vicino. Intorno a me un brulichio di sciacalli; occhi che brillavano d’oro opaco e si spegnevano; corpi snelli, che si muovevano ordinati e rapidi come al comando di una frusta.

Uno di essi mi arrivò alle spalle, si strinse a me spingendosi sotto il mio braccio come se avesse bisogno del mio calore, poi mi si parò davanti e parlò, quasi fissando i suoi occhi nei miei:

«Io sono, in lungo e in largo, lo sciacallo più anziano. Sono felice di poterti dare infine il benvenuto qui. Avevo già quasi perso la speranza, poiché ti aspettiamo da tempo infinito; mia madre ha aspettato, e sua madre, e poi ancora tutte le loro madri fino alla madre di tutti gli sciacalli. Credilo!»

«Mi meraviglia,» dissi, e dimenticai di appiccare il fuoco alla catasta di legna, già pronta, per tenere lontani gli sciacalli con il suo fumo, «mi meraviglia molto sentirlo. Vengo solo per caso dall’estremo Nord e sto facendo un breve viaggio. Che cosa desiderate, sciacalli?»

E come incoraggiati da queste parole forse troppo amichevoli, strinsero il loro cerchio intorno a me; avevano tutti il respiro corto e ansante.

«Sappiamo che vieni dal Nord,» disse l’anziano «proprio su questo si fonda la nostra speranza. Lì è la ragione che qui, fra gli arabi, è introvabile. Sai, da questa fredda superbia non si cava una scintilla di ragione. Ammazzano gli animali per divorarli e disprezzano le carogne.»

«Non parlare così forte,» dissi «qui vicino dormono degli arabi.»

«Sei proprio uno straniero,» disse lo sciacallo «altrimenti sapresti che in tutta la storia del mondo mai uno sciacallo ha avuto timore di un arabo. Dovremmo temerli? Non è disgrazia sufficiente essere scacciati in mezzo a un popolo simile?»

«Può darsi, può darsi,» dissi «non mi permetto di giudicare cose tanto lontane da me; sembra una contesa molto antica; ce l’avete nel sangue; e forse finirà solo col sangue.»

«Sei molto intelligente,» disse l’anziano sciacallo; e tutti presero a respirare ancor più velocemente; coi polmoni in affanno, pur stando fermi; dalle fauci spalancate esalava un odore acre, sopportabile, a tratti, solo stringendo i denti, «sei molto intelligente; ciò che dici corrisponde alla nostra antica dottrina. Dunque, prenderemo il loro sangue e la contesa finirà.»

«Oh!,» dissi con più foga di quanto volessi «si difenderanno; vi abbatteranno a frotte coi loro fucili.»

«Ci fraintendi» disse «com’è uso fra gli umani, un uso che a quanto pare non si perde neanche nell’estremo Nord.



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