Un viaggio d'inverno . Giustizia per la Serbia by Peter Handke

Un viaggio d'inverno . Giustizia per la Serbia by Peter Handke

autore:Peter Handke [Handke, Peter]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 8806141759
editore: Einaudi
pubblicato: 2013-09-26T22:00:00+00:00


All'unico giorno vagamente ufficiale in Serbia si arrivò poi quando ci recammo tra le montagne del sud, al complesso monastico di Studenica, un santuario nazionale; un viaggio all'interno, o all'esterno?, del viaggio. Vi andammo in compagnia del famoso scrittore Milorad Pavić, un distinto signore di una certa età che, raccontò, aveva scritto da sempre, ma fino ai suoi primi successi, dopo i cinquant'anni, era noto piuttosto come professore di letteratura, specialista del barocco serbo, con semestri di insegnamento alla Sorbona e, credo, a Princeton.

E al contempo quello fu il giorno della prima neve, già subito al mattino partendo da Belgrado, una neve di novembre con la quale anche molte foglie cadevano dagli alberi, assalite da folate di vento che rovesciavano i non troppo stabili ombrelli iugoslavi. Nella nevicata sempre più fitta ci fermammo poi a un posto di ristoro sull'autostrada, su iniziativa dello scrittore nazionale, per bere..., ovviamente con l'aggiunta di acqua calda, serviti da un solitario gestore che, come quasi tutta la popolazione nelle successive cinque ore di strada, conosceva il «gospodin Pavić» (certo non soltanto dalla televisione, i serbi pare siano un popolo di lettori).

Kragujevac, Kraljevo - città abbastanza grandi della Serbia centrale, dopo le quali si entrò verso sudovest in un'altra Serbia, montuosa, ricca di forre, quasi deserta, qui e là un castello in rovina attorno alla vetta di un monte brullo, simile a un castillo abbandonato della meseta spagnola. E poco alla volta, di fronte ad ogni località o forma del paesaggio in qualche modo pregnante, indovinavo già in anticipo che il mio vicino seduto dietro in macchina aveva composto qualcosa in proposito, fosse una prosa per quella chiesa di villaggio o una poesia per quel fiume di montagna.

Salendo verso il monastero, lungo il solitario ruscello Studenica (che significa all'incirca «acqua gelata»), divenne pieno, freddissimo inverno, che ci accompagnò poi per quasi tutti i giorni restanti. Sopra l'antico complesso chiesastico bizantino, su un fondo di alta valle prossimo ai mille metri sul mare, in Serbia così avvertibilmente lontano, i fiocchi si spargevano come da tempi immemorabili. Sugli affreschi riconobbi la tavola rotonda della Cena delle chiese romano-orientali di Ocrida, di Skopje, di Salonicco, Gesù e gli apostoli radunati lì come attorno alla sfera tolemaica, e un Giovanni Battista aveva qualcosa del Che Guevara, il capezzolo dalla lieve peluria come un minuscolo foro d'entrata. E nel locale per gli ospiti del monastero, al di là del gelido cortile, accanto a un fuoco di caminetto che sembrava ardere in un forno bianco, l'abate com'è ovvio ortodossamente barbuto, dopo il dolce dell'ospitalità offerto con un cucchiaio, ci fece servire (di nuovo!) la grappa di prugne calda, allungata con l'acqua, e fece onore lui stesso alla rozza bevanda. E poi nuvole di neve su nuvole di neve che sfioravano le finestre del ristorante nell'albergo sotto il monastero, le pareti delle montagne dietro già inghiottite dalla tenebra dell'inverno precoce, la sala da pranzo di solito non riscaldata attraversata dal debole alito di un termoventilatore grande quanto una scatola per scarpe. Senso di freddo rigido, di sospensione, di scostamento.



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