Venezia in numeri by Alberto Toso Fei
autore:Alberto Toso Fei [Fei, Alberto Toso]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Editoriale Programma srl
pubblicato: 2021-04-23T00:00:00+00:00
Che ci si creda o meno, tra gli antichi presìdi sanitari veneziani in epoca di peste si usava una maschera, che oggi come allora proteggeva le persone dalla diffusione del morbo. A quei tempi si riteneva che la peste si propagasse per via aerea, e i medici indossavano mantello, guanti, cappello ma soprattutto una lunga maschera a becco allâestremità della quale venivano posizionati aromi ed erbe officinali che si riteneva preservassero dal contagio.
I veneziani, evidentemente, non si scoraggiarono per la presenza di questi grandi uccelli vagamente maleauguranti che erano quasi le uniche persone che circolavano in città , e ben presto quella del Dottore della Peste divenne una maschera di Carnevale. Perché la morte, câè sempre il bisogno di esorcizzarla.
Le diverse ricorrenze legate allo scampato pericolo dalla peste portano con loro anche un retaggio gastronomico, fatto di piatti tipici che vengono preparati ancora oggi. E se quelli del Redentore poco hanno a che fare direttamente col morbo, non così invece è per la castradina, carne salata ed essiccata di montone che si consuma come zuppa nei giorni della Salute e che perpetua il ricordo di quei giorni terribili nei quali gli approvvigionamenti di carne poterono arrivare solo dallâAlbania, dalla Dalmazia e dalla Sclavonia; una volta di più, per Venezia, la salvezza arrivò dal mare.
In questo viaggio lungo la storia veneziana legata alla peste e alla pandemia non possono mancare gli aspetti collegati alla devozione popolare. Corte Nova a Castello è uno dei luoghi più emblematici, in tal senso. Il suo ingresso, uno stretto sotoportego, è un unicum nel panorama cittadino, perché tutto lo fa somigliare e ciò che realmente è: una cappella votiva.
Si racconta che durante la peste del 1630 abitasse in questo luogo Giovanna, una donna che una notte ebbe in sogno la visione della Vergine che la esortò a non avere paura, ma ad affidarsi a lei nella preghiera. Se avessero avuto fede in lei, gli abitanti di Corte Nova sarebbero stati salvi. La donna dipinse con le sue mani unâimmagine della Madonna, che pose allâingresso del luogo: la peste non varcò mai quella soglia.
Anche la leggenda arriva a fare da corollario a questa vicenda miracolosa: secondo la tradizione, nel precipitare al suolo davanti allâimmagine sacra, la peste colorò di rosso una delle pietre del selciato, che tuttora sta in mezzo alle altre al centro del sotoportego. Ancora oggi i veneziani che transitano in quel luogo non la calpestano: farlo sarebbe segno di malaugurio. Per tutti, a Venezia, quella è âla pietra della pesteâ.
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