Victoria by Daisy Goodwin

Victoria by Daisy Goodwin

autore:Daisy Goodwin [Goodwin, Daisy]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788845497346
editore: Sonzogno
pubblicato: 2017-05-14T22:00:00+00:00


Libro terzo

Uno

«C’è posta per voi, Maestà. Da Bruxelles.» Lehzen estrasse una lettera dalla tasca e la consegnò alla sua padrona.

Vittoria sospirò. «Non voglio leggerla. Non oggi.»

La baronessa la appoggiò sul tavolo della toeletta e si ritirò. Skerrett stava togliendo le forcine dall’elaborata acconciatura che Vittoria aveva esibito alla cerimonia di Apertura del Parlamento. La regina guardò la lettera con occhi torvi. Era stata una giornata estenuante, sotto gli occhi di tutti a partire dal primo mattino. Prima si era recata in Parlamento con la carrozza scoperta, salutando la folla e sorridendo lungo tutto il tragitto senza curarsi di verificare se i sudditi la acclamassero o meno, poi aveva presieduto la seduta sottoponendosi agli sguardi perforanti di tutti quegli uomini grigi, come la regina amava definire tra sé e sé i membri della Camera dei Lord e di quella dei Comuni. La cosa peggiore era stata la lettura del programma del governo per la successiva sessione parlamentare: era sempre troppo lungo e infarcito di frasi complicate.

Si era lamentata con Lord Melbourne, dicendogli che le sembrava uno di quei sermoni che in chiesa le facevano venire subito il sonno, ma lui aveva riso: nessuno poteva addormentarsi mentre lei leggeva il programma di governo, poiché sarebbe stato accusato di alto tradimento. Neppure Lord M, tuttavia, riusciva a capire lo sforzo che faceva a tenere salda la voce mentre leggeva al cospetto dei suoi ministri. Ogni volta che sollevava lo sguardo dalla pagina, cosa che Lord M l’aveva incoraggiata a fare, vedeva qualche anziano dal volto rubizzo che metteva la mano a coppa attorno all’orecchio simulando sordità, o qualche cadaverico deputato che ridacchiava per la sua pronuncia insolita. Vittoria non rivolgeva mai lo sguardo verso la destra dell’aula, dove il duca di Cumberland aspettava e sperava che lei cadesse in errore. C’erano poche occasioni in cui avrebbe preferito essere nata uomo, ma di sicuro la dura prova di quella mattina le aveva fatto desiderare una voce baritonale che non doveva lottare per farsi sentire.

C’era stato un momento in cui aveva sentito un forte bruciore alla gola e avrebbe desiderato un sorso d’acqua. Sapendo però che gran parte della platea non aspettava altro che un segno di debolezza, aveva deglutito e continuato, concedendosi solo di alzare lo sguardo alla fine della frase per intercettare il sorriso incoraggiante di Melbourne.

Non desiderava altro, alla fine di quella dura giornata, che andare a letto e dormire. Ma la lettera era ancora in attesa sul tavolino. Il mittente era lo zio Leopoldo, fratello di sua madre, che cinque anni prima era stato incoronato re di un nuovo stato indipendente, il Belgio. Prima che Vittoria nascesse, era stato sposato con la principessa Carlotta, erede al trono d’Inghilterra, ma poi lei era morta di parto insieme al figlio che aspettava. Assumere la corona belga era stata una consolazione per non aver potuto regnare come consorte sul trono inglese. Ma non gli bastava: aveva deciso che avere per nipote la regina d’Inghilterra era una responsabilità che non avrebbe trascurato, che a lei piacesse o no.



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