Vive! by Alessandra Sarchi

Vive! by Alessandra Sarchi

autore:Alessandra Sarchi [Sarchi, Alessandra]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia


Un abitino decente

Ersilia Drei

Ersilia Drei è la protagonista del dramma Vestire gli ignudi che Luigi Pirandello portò in scena per la prima volta nel novembre del 1922 al teatro Quirino di Roma.

Già l’ambientazione – tutta giocata all’interno della stanza di una pensione romana, con una finestra che se spalancata porta i rumori della strada all’interno, se chiusa rimanda attraverso i vetri opachi immagini deformate – introduce il tema della discrepanza fra le apparenze e la realtà, centrale nella poetica pirandelliana.

Nel primo atto, entriamo con Ersilia Drei nella camera di Ludovico Nota, un vecchio scrittore, pensionante della signora Onoria, petulante e diffidente padrona di casa. La natura dei loro rapporti non è chiara: Onoria pensa che lo scrittore abbia portato con sé una signorina di malaffare e per questo vorrebbe cacciarli entrambi. Ludovico Nota ci informa, invece, di aver raccolto la fanciulla all’uscita dall’ospedale e le promette un alloggio tutto loro dove rifugiarsi. Gli scambi fra i due, anziché chiarire l’ambiguità, non fanno che accrescerla: il vecchio scrittore si è invaghito di una giovane con la quale spera di sistemarsi? O Ersilia è davvero una donna perduta che immagina di accasarsi a spese di un anziano sprovveduto? E perché lo scrittore continua a parlare di un articolo di giornale che avrebbe portato alla ribalta le vicende di Ersilia tanto da farlo interessare a lei?

Non sappiamo ancora nulla di Ersilia, che già lei viene proiettata in una dimensione letteraria: Ludovico le confessa che leggendo l’articolo ha provato una scossa interna, e ha vagheggiato il germe di una novella, d’un romanzo. Usa queste espressioni in senso metaforico, ma Ersilia lo incalza: «Ne sarei tanto contenta, orgogliosa, tanto!» dice, equivocando fin da subito la ragione dell’interesse di Ludovico nei suoi confronti. Al tempo stesso Ersilia non riesce a frenare una sete di trasfigurazione della propria vita che nella parola scritta vorrebbe trovare forma e senso. Ludovico ha immaginato, a partire dai fatti riportati sul giornale: il lavoro come governante presso il console italiano Grotti a Smirne, la bambina che le era stata affidata ed è caduta dal terrazzo, l’immediato licenziamento e il suo ritorno a Roma, dove scopre che il fidanzato che aveva chiesto la sua mano, un tenente della Marina, sta per sposarsi con un’altra, quindi il tentativo di suicidio.

L’interesse dello scrittore per le sventure di Ersilia è tutto umano, vorrebbe fare qualcosa per aiutarla, mentre Ersilia si preoccupa principalmente di corrispondere all’idea che lui si è formato su di lei come vittima di un duplice sopruso. Quando Ersilia scopre che lo scrittore va componendo un’immagine diversa di lei, comincia a smarrirsi e a dare il primo segnale di un vero e proprio terrore del giudizio altrui. Gli chiede: «Ma se io non sono quella … se i miei casi, le mie disgrazie … tutto ciò che, leggendo il giornale, t’ha interessato per me … se l’hai visto come di un’altra che non sono io…».

Questa è la domanda cruciale che inchioda Ersilia alla propria inconsistenza, alla dipendenza dal giudizio altrui, alla disistima per se stessa che le fa scuotere il capo e dichiarare: «Non ho potuto essere mai niente».



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