Vodka&Inferno: 1 (Italian Edition) by Penelope Delle Colonne

Vodka&Inferno: 1 (Italian Edition) by Penelope Delle Colonne

autore:Penelope Delle Colonne [Colonne, Penelope Delle]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa e letteratura
editore: Milena Edizioni
pubblicato: 2018-04-02T22:00:00+00:00


ARPE E ARPIE

Il salotto della signora Sokolova era l’unico luogo mondano di Soroka, se si tralasciava il teatrino e il caffè Mon Petite. A dire il vero, quest’ultimi erano stati “ispirati” dalla stessa Sokolova, sempre pronta a proporre nuove iniziative per far somigliare la spoglia e desolata Soroka a qualche grande città europea. Parigi in testa. Più che un vero e proprio salotto, però, quello della Sokolova somigliava a una carnevalata. C’erano sì persone illustri, ospiti di passaggio che attiravano l’attenzione, qualche fenomeno da baraccone, i nuovi ricchi con i pescherecci e i commercianti di caviale, qualche vecchio nobile, ma per la maggior parte erano negozianti e bottegai agghindati a festa. La Sokolova, nella sua smania di imitare, prestava vestiti e gioielli a una sua domestica, pur di farla partecipare al salotto, se la poveretta mostrava un qualche talento canoro mentre spolverava. La presentava come la contessina di quello o la marchesina di quell’altro. Tutti sapevano che si trattava di una povera disperata, ma accettavano il gusto della signora Sokolova che comunque, indubbiamente, movimentava le serate fredde e noiose di Soroka.

Quella sera, le carrozze erano già ferme sotto la residenza dei Sokolov. I cocchieri facevano rinfrescare i cavalli, i camerieri aiutavano gli ospiti a scendere aprendo le portiere. Fruscii di gonne e chiacchiere si avventuravano dentro, dove, ad attendere gli ospiti, c’era la zia Marta che segnava i nomi e salutava. Si passava poi alle figlie della Sokolova fino ad arrivare alla Madame, che se ne stava in mezzo agli uomini, fingendo di capirne qualcosa di politica.

«Avete sentito dei tumulti a Pietroburgo?»

«Sì, ci sono stati atti di ribellione.»

«Dicono di volere diritti, ma il popolo ha bisogno di una guida, di essere indirizzato. Il popolo è ignorante. Questi nuovi pensatori che si riempiono la bocca con parole come spartizione eguale del lavoro e uguaglianza, mi disgustano.»

«Io sono sempre stata buona con i miei domestici. Ho anche aiutato una di loro a partorire.» La Sokolova giocherellava con le perle. Erano di un beige rosato, ogni perla grossa quanto l’unghia del pollice di Madame.

«Sul serio, Madame?»

«Certo. Quella povera creatura che, diciamolo, non era nemmeno sposata, doveva ricevere un aiuto.»

«Siete una donna così pia, così buona, Madame Sokolova.»

«Tutte le donne di Soroka avrebbero fatto lo stesso» disse Madame.

Spiò da sopra il ventaglio l’uomo che si stava avvicinando: in nero, foulard rosso al collo, panciotto damascato, spilla dalla forma felina, capelli corvini, occhi da demonio e quella cicatrice a deturpargli il viso.

«Il nostro ospite speciale è qui» sussurrò Madame ai suoi interlocutori, pronti a giudicare il Mickalov.

Viktor sapeva di essere sotto esame. Sentiva quegli sguardi addosso premere, valutare, palpare e controllare. Sapeva che per tutti era il figlio di Katjuša, la pazza che parlava con le piante e che aveva provato a ucciderlo. Una ciurma di occhi pizzicava la sua guancia, la pelle gonfia, le escrescenze e i fori lasciati dal fuoco. Li odiava. Avrebbe voluto cavarli tutti, aveva il potere di farlo. Immaginò una carneficina, la testa della Sokolova impalata in mezzo alla sala, i cadaveri squartati con le budella che sbucavano dalle pance aperte.



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