Wallace David F. - 1989 - Verso Occidente l'impero dirige il suo corso by Wallace David F

Wallace David F. - 1989 - Verso Occidente l'impero dirige il suo corso by Wallace David F

autore:Wallace David F. [Wallace David F.]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788875214265
Google: FC65twAACAAJ
editore: Minimum Fax
pubblicato: 2012-02-14T23:00:00+00:00


Seduto accanto al finestrino, J.D. rimugina. Ha fumato il sigaro fino al punto in cui ne sente il calore sulle labbra. Lo spaventapasseri di ferro battuto si allontana in un batter d’occhio. Butta la cicca fuori dal finestrino e smette di rimuginare, perché è quello che vuole: l’ampia fronte gli si spiana come il lenzuolo di un letto rifatto a puntino. Presto svolteranno per l’ultima volta verso ovest.

Un camioncino che trasporta polli li sorpassa: sembra avere una fretta tremenda. Ha i lati come quelli di una cassetta di frutta. Il suo passaggio spruzza becchime e piume sul parabrezza di DeHaven. Il movimento (furibondo) dei tergicristalli fatti in casa fa scivolare il naso rosso a intermittenza del clown ancora più in fondo nella fessura fra vetro e strumentazione. Il naso sprofonda dove nessuno lo può più vedere, e resta incastrato da qualche parte all’interno del cruscotto.

A loro volta i nostri sei sorpassano un vecchio contadino enorme che fa l’autostop sul bordo sterrato, che esiste a malapena, della strada di campagna. Dietro di lui si vede la sua vecchia mietitrice fuori uso, che sbanda stancamente a tribordo in mezzo all’ondeggiare del granturco. Sull’altro lato della macchina in movimento le punte dei due grandi archi scintillano al sole, a malapena visibili, piegate come un paio di sopracciglia severe disegnate da un bambino, appena al di sopra della linea dritta – quasi quella di un ripiano da cucina – che separa la terra dall’iride azzurra di un cielo che tutto il giorno guarda dall’alto roba da mangiare. J.D. è il primo a scorgere le cime degli archi – dategli in premio un sigaro, pensa sorridendo – perché gli altri cinque stanno tutti guardando il grosso contadino che fa l’autostop, immobile, una statua che arriva verso di loro a tutta velocità. È enorme; il pollice getta un’ombra sull’asfalto. La macchina malefica del clown gli schizza addosso una pioggia di ghiaia.

«Non c’è abbastanza spazio qui per un contadino così grosso, amico mio», dice DeHaven.

«In genere non se ne vedono, di vecchi così grossi», dice D.L. in tono meditabondo. «Sembra che le persone molto grosse muoiano giovani. Voi ne avete visti molti, di vecchi così grossi? È raro. In genere muoiono».

L’osservazione è un po’ priva di tatto. Entrambi gli Steelritter sono di corporatura abbastanza grossa. E così Mark Nechtr.

DeHaven usa forse due dita per far svoltare la macchina a destra, mentre con l’altra mano bianca gira la manopola delle stazioni FM. Mentre curva, la macchina geme. Appare un pezzetto leggermente più grande dei giganteschi archi biondi, che ora sono dritti davanti a loro: ancora distanti, ma lasciano intravedere qualcosa di più, le sopracciglia nordiche si allargano, diventano meno severe, mentre quella macchina innaturalmente alta sulle ruote posteriori si muove verso di loro. Il segnale stradale all’incrocio diceva 2000W. Sembra che qui in mezzo alla campagna le strade siano identificate solo da numeri e punti cardinali. J.D. fa dei ricchi colpi di tosse. I sei vetri della macchina sono ancora punteggiati di moscerini, qualcuno ancora vivo ma comunque



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