Walter Benjamin by Gianluca Solla

Walter Benjamin by Gianluca Solla

autore:Gianluca Solla [Solla,Gianluca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2023-08-29T00:00:00+00:00


2.

Da questo punto di vista un lemma molto presente nei Passages come quello di “noia” indica non solo una questione temporale ma, più a fondo, una questione di ritmo. Non coglie l’essenza della noia chi la confonda con la monotonia di una situazione. Piuttosto essa vive di una tensione dialettica che la abita e che Benjamin descrive con un’immagine celebre, quella secondo cui “la noia è un caldo panno grigio, rivestito all’interno di una fodera di seta dai più smaglianti colori” (9, 113). Nello stesso tessuto coesistono, dunque, due lati diversi: quello grigio all’esterno, di panno; e la fodera variopinta all’interno, di seta. Nel primo ci si lascia avvolgere e ci si immerge comodamente. Questa condizione è quella del sogno, quando veniamo a contatto con qualcosa che nessun altro vede, oltre noi. Sono le immagini dei nostri stessi sogni, inaccessibili da fuori, a risultare avvolgenti. Solo al risveglio si potrà provare a restituirle attraverso il racconto. Eppure le parole del racconto non hanno più i colori che aveva il sogno e, in genere, si finisce per comunicare all’ascoltatore nient’altro che una certa noia, quando gli si racconta i propri sogni. Le immagini del sogno sono disponibili alla lingua solo in maniera molto parziale. Anche quando il racconto al risveglio prova a tradurle in parole, incontra una resistenza che piega le migliori intenzioni. Dare al racconto i colori del sogno vorrebbe dire riuscire a “rivoltare verso l’esterno la fodera del tempo” (9, 113). E ciò sarebbe fattibile solo “con un gesto” che però nessuno pare in grado di compiere: la fodera resta segreta, protetta dal panno grigio del racconto, sotto il quale nessuno sospetta quali colori ci vengano a far visita durante il sogno. Eppure la noia non è solo in questo panno, ma nel fatto che panno grigio e fodera di seta, caldo e fresco, pesante e leggera, grigiore e colore, monotonia e arabeschi, siano attaccati l’uno all’altra, come i due lati di una stessa cosa. Sotto il panno del suo sonno vive per il dormiente un’insospettabile ricchezza di immagini che non ha uguali e a cui il ricordo al risveglio accede solo in minima parte.

Di questa noia Benjamin sembra dirci che essa ci mostra sino a dove possono arrivare i nostri gesti. Ne dice fondamentalmente il limite. Ciò che non si può o non si potrebbe fare è rivoltare il panno grigio come un guanto e mostrarne la fodera colorata. Occorre accettarla, arrendersi all’evidenza per cui essa è “sempre il lato esterno dell’accadere inconscio” (9, 113), sempre segreto, al di qua di ogni disvelamento possibile. Ed è, del resto, per questo motivo che i grandi dandy e i flâneurs la ebbero sempre in simpatia, perché sembrava a loro elegante. La loro formula era quella di accettare la realtà visibile, sapendo che ad attenderli ci sarebbero sempre state le infinite risorse del sogno, che non si sarebbero mai mostrate alla luce del sole. C’era là il senso di un segreto che non riguardava un contenuto – il contenuto magari inconfessabile



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