yono cho by vittorino andreoli

yono cho by vittorino andreoli

autore:vittorino andreoli [andreoli, vittorino]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0100-12-31T23:00:00+00:00


Quinto

La vita di coppia prese subito un ritmo ordinato e in quell’appartamento entrò la

serenità. Del resto il training seguito alla Yono-cho era stato lungo e meticoloso e,

proprio per questo, efficace. L’ingegnere ora sapeva che cosa fosse la felicità, anche se fino ad allora si era convinto non esistesse affatto e fosse uno degli inganni bene-voli utili a sopportare le difficoltà.

Quando rientrava dal lavoro, trovava lei ad attenderlo, sempre con l’espressione

gioiosa. Il viso di chi ama e, dunque, è disposta ad ascoltare, cauta nel giudicare. Una moglie comprensiva. La seconda in ordine di tempo, ma certamente l’unica che meri-tasse questo nome. Non si può dare lo stesso appellativo a due realtà opposte. Ma non

voleva pensare al passato, era troppo piacevole il presente per perdersi nella memoria e nei mondi tracciati soprattutto dal dolore. Nemmeno il futuro era importante: diversamente dal periodo del fidanzamento, quando era necessario uscire dalle costrizioni

e quindi muoversi con i desideri che hanno la necessità dei binari del futuro. Viveva-

no nell’iperconcreto, senza bisogno di ricorrere a illusioni, a un immaginario che è

sempre manipolazione della realtà. Ora il tempo aveva un senso e il suo scorrere non

angosciava.

Perfino sul lavoro l’atmosfera era cambiata. Eppure aveva sempre lo stesso tavolo

nel medesimo ufficio e all’identico piano: una collocazione che sembrava essersi

fatta perenne. Insomma era il luogo di sempre, con i problemi di sempre, ma il tut-

to era cambiato.

Il fulcro del suo esistere era ora la casa, quella donna, una relazione in cui si realiz-zavano tanti attimi di felicità che attenuavano e toglievano l’angoscia delle cose stor-te.

Quando la casa era occupata dall’odio oppure era vuota, l’Electronic System Cor-

poration assumeva un ruolo fondamentale, centro di vita senza il quale egli non avrebbe avuto nulla in cui fingere di credere.

Ora era certo, ecco la parola, certo che con sua moglie, in quell’appartamentino

egli poteva esistere tranquillamente in qualsiasi ruolo e situazione sociale. Potevano anche licenziarlo: avrebbe potuto fare il barbone felice con la sua donna. Si era fon-data una certezza di coppia, capace di mitigare ogni altra incertezza.

Uno sgarbo subito dal proprio collega d’ufficio, un obiettivo mancato di cui ri-

spondere a un superiore non sono certo cose piacevoli, ma nemmeno tragiche. Ne

parlava a casa e sempre un fallimento per la società era motivo di comprensione e

persino d’amore. In questa condizione poteva anche cadere il mondo o mettersi a gi-

rare con velocità differente e in direzione opposta. Non aveva mai mancato di rispetto alla sua attuale compagna, se si esclude quel giorno, all’inizio, quando fu preso da

una specie di follia verbale e la caricò di parolacce, ma lei non se la prese, capì che esprimevano un desiderio di possederla e ne fu quasi contenta. Anche adesso poteva

succedere che, mentre faceva l’amore, le attribuisse professioni e comportamenti in-

degni e volgari, ma rientravano nel gioco dell’amore.

Insomma, se domina la comprensione, tutto è facile, se invece impera la critica, al-

lora c’è sempre guerra: violenta o fredda, verbale o silenziosa.

La dote principale di Anna era ascoltare: stava in silenzio ore e ore mentre lui rac-

contava, riferiva del mondo fuori di casa con la sua carica d’inimicizia.



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