Young Sherlock Holmes - 1 - Nube mortale by Andrew Lane

Young Sherlock Holmes - 1 - Nube mortale by Andrew Lane

autore:Andrew Lane
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
editore: Nube mortale (2012)
pubblicato: 2012-08-11T22:00:00+00:00


CAPITOLO DECIMO

Sherlock si svegliò con un mal di testa terribile, un dolore che si irradiava dalla tempia destra e pulsava al ritmo del suo cuore scatenandogli ondate di nausea. Era come avere un grumo pulsante al centro della testa che gli impediva la visione. Rimase disteso al buio per un po’, senza pensare, ma limitandosi a ondeggiare al ritmo di quelle pulsazioni nell’attesa che si placassero. E quel momento arrivò.

L’ultima cosa che ricordava era di essersi trovato alla fiera sul prato sotto il castello di Farnham, dove un lottatore lo aveva colpito fino a fargli perdere i sensi. Adesso invece si trovava in un letto comodo, con la testa sostenuta da cuscini di piume, il che doveva voler dire che non era più alla fiera, steso sul ring fangoso o ricoverato in una tenda. A meno che, ovviamente, non fosse vittima di un’allucinazione, il che era perfettamente possibile considerato che aveva appena subito una contusione al cranio.

No, si disse con fermezza: doveva partire dall’ipotesi che ciò che sentiva, provava e vedeva fosse vero e non il prodotto di una testa ammaccata.

La luce diffusa che filtrava dalle tende alle finestre gli disse che era ancora mattina. Non era nel suo letto, quello era certo, il suo era più duro e i cuscini più bitorzoluti. Qualcuno di Holmes Manor doveva averlo trovato e riportato a casa, però lo aveva sistemato in una stanza più comoda, forse per facilitare l’accesso del medico e delle domestiche. Tese le orecchie nel tentativo di cogliere qualche movimento fuori dalla finestra, ma non udì nulla tranne quello che poteva essere il canto di un uccellino in lontananza.

Era nei guai? E fino a che punto? Quel pensiero gli strappò un gemito imprevisto. Aveva disobbedito agli ordini ben precisi dello zio e sospettava che qualsiasi tentativo di spiegare che credeva di avere un appuntamento con Amyus Crowe sarebbe stato accolto con durezza. Peggio, si era lasciato coinvolgere in una zuffa. E peggio ancora, aveva perso. Magari agli zii non sarebbe importato un granché, ma se il padre di Sherlock fosse venuto a saperlo sarebbe andato su tutte le furie. Uno dei suoi detti preferiti era: «Un gentiluomo non scatena mai una lite, però la porta sempre a conclusione».

Se gli fosse andata bene, suo zio lo avrebbe chiuso in camera per tutto il mese a venire, condannandolo a pane e acqua. Se gli fosse andata bene; se invece gli fosse andata male... be’, non ne era del tutto sicuro, però sospettava che la punizione sarebbe stata più che severa. Gli avrebbe appioppato delle belle staffilate, forse? O magari bastonate o cinghiate? Probabilmente lo zio lo avrebbe punito con dolore più che con rabbia, ma non c’era una citazione biblica che diceva: chi risparmia la sua verga odia il suo figliuolo?

Le cose non si mettevano bene.

Si portò una mano alla testa e le dita sfiorarono una protuberanza che provò a premere, scatenando una fitta di dolore lancinante.

Pian piano si rimise seduto. La testa e lo stomaco non gradirono il movimento, ma neppure se ne lamentarono troppo.



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