Abaddon's Gate. La fuga _The.Expanse-03 by James S.A. Corey

Abaddon's Gate. La fuga _The.Expanse-03 by James S.A. Corey

autore:James S.A. Corey [Corey James S.A.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: tor
editore: Fanucci
pubblicato: 2016-08-24T22:00:00+00:00


26

Bull

Voci. Luce. La sensazione che qualcosa fosse profondamente sbagliato, in punti che non poteva raggiungere. Bull cercò di digrignare i denti e scoprì che la sua mascella era già talmente stretta da far male. Qualcuno gridò ma non capiva da dove provenisse quella voce.

La luce attirò la sua attenzione. Una semplice luce a LED con una lente opaca per diffonderla. Una luce d’emergenza. Di quelle che si accendevano quando mancava la corrente. Guardarla faceva male ma lui lo fece comunque, usandola per concentrarsi. Se fosse riuscito a darle un senso, il resto sarebbe venuto da sé. Il cicalino di un allarme continuava a punzecchiare la sua attenzione, da fuori. Dal corridoio. La mente di Bull cercò di scivolare in quella direzione, di andare nel corridoio e fuori, nel vasto caos informe, e lui la tirò indietro, di nuovo sulla luce. Era come cercare di svegliarsi, tranne per il fatto che era già sveglio.

A poco a poco, riconobbe l’allarme come qualcosa che si potrebbe sentire in un’infermeria. Era nell’infermeria, legato su un lettino. Quella sensazione di un qualcosa che lo tirava al braccio era l’ago di una flebo. In un momento di vertigine nauseante, la sua percezione del mondo cambiò: non era in piedi ma sdraiato. Distinzioni senza senso, in assenza di gravità, ma il cervello umano sembrava non poter fare a meno di stabilire una direzione anche laddove non ce n’era. Sentiva dolore al collo. Dolore alla testa. E qualcos’altro ancora gli sembrava non andare.

C’erano altre persone nell’infermeria. Uomini e donne sui lettini, la maggior parte di loro con gli occhi chiusi. Suonò un nuovo allarme: una donna dall’altra parte della stanza stava perdendo rapidamente pressione arteriosa. Andando in blocco. Morendo. Bull gridò e un uomo in uniforme da infermiere gli passò accanto fluttuando. Sistemò qualcosa sui controlli del lettino della donna, poi si spinse via. Bull cercò di afferrarlo mentre gli passava accanto, ma non ci riuscì.

Si era trovato nel suo ufficio. Serge aveva già staccato per la notte. Durante la giornata si era accumulato qualche incidente minore, frutto delle continue frizioni di un equipaggio particolarmente numeroso, dotato di scarsa disciplina. Come tutti gli altri, Bull era in attesa di vedere se Holden e i marziani sarebbero usciti dalla stazione. O se ne sarebbe uscito qualcos’altro. La paura aveva reso improbabile il sonno. Aveva cominciato a vedere la presentazione inviata dalla Rocinante, con un James Holden sorprendentemente giovane e affascinante che diceva: ‘Questa è quella che chiamiamo zona lenta.’ Si ricordò di aver notato che tutti avevano accettato il nome che Holden aveva dato a quel posto, e di essersi chiesto se fosse perché quell’uomo era arrivato lì per primo o se c’era qualcosa, nel carisma, che si trasferiva attraverso il vuoto.

E poi si era ritrovato lì. Dunque qualcuno doveva averli attaccati. Un missile doveva aver fatto breccia nelle loro difese, o altrimenti un sabotaggio. Forse l’intera dannatissima nave stava andando in pezzi.

Sul letto c’era un’interfaccia di comunicazione. La tirò verso di sé, effettuò il login e usò il



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