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Le giornate di Rachel stavano assumendo la stessa configurazione che avevano a Londra. La ragazza teneva la mattina a sua completa disposizione per fare quello che più le piaceva; quasi sempre anche Celia si alzava prima di mezzogiorno e di solito alcuni dei gentiluomini, tra gli ospiti, scendevano al piano inferiore in cerca di qualcosa da fare; ma in generale finivano con il passare il tempo insieme, passeggiando a cavallo se il tempo lo permetteva, o giocando a carte o a biliardo in caso contrario. Quanto a Celia preferiva leggere o scrivere lettere piuttosto che unirsi all’amica che usciva di casa.

Nel pomeriggio si svolgevano di solito attività di gruppo, come passeggiate a piedi o a cavallo, picnic, escursioni in qualche luogo interessante, e la sera si facevano musica o giochi di società, partite a carte, si chiacchierava e qualche volta si ballava nel soggiorno.

Non c’era certamente il tempo di annoiarsi. Rachel poteva persino convincersi di essere felice. E perché non avrebbe dovuto esserlo? Circondata da amici e ammiratori, aveva sempre qualcuno con cui parlare. E c’era Algernon, che vedeva tutti i giorni. Le si alzava sempre il morale quando lo vedeva arrivare a piedi o a cavallo dalla direzione di Singleton Hall o quando lo sentiva annunciare dalla cameriera. Avere degli ospiti le consentiva di proseguire in campagna la vita di città, il tipo di vita che pensava fosse giusto per una donna della sua età. In campagna, però, aveva anche la possibilità di fare le cose che le erano sempre piaciute, e in questo modo non le capitava di provare così di frequente la sensazione di vuoto e di irrequietezza che certe volte l’aveva assalita a Londra.

La parte più felice della sua giornata, infatti, era proprio la mattina, quando lei era libera dall’obbligo di intrattenere gli ospiti. E a mano a mano che i giorni passavano si recava sempre più di frequente a visitare i fittavoli e i braccianti del padre. Il più delle volte portava loro vari generi alimentari, ma in realtà erano solo una scusa per far visita ai bambini e ai vecchi. Non si sentiva completamente a suo agio nelle case dei lavoratori; quando si trovava davanti a quelle persone che faticavano per vivere provava la sensazione di essere inutile e frivola, e le sembrava di distoglierle dalle loro attività.

Ma l’affetto di Rachel per la gente anziana, per coloro che vedevano ormai lontani i giorni in cui lavoravano, aumentava sempre più. Per la maggior parte i vecchi erano molto soli con tante cose da dire e nessuno che li ascoltasse. Rachel divenne il loro uditorio, come del resto era sempre stata, anche se meno assiduamente; e non solo per educazione o per un impulso caritatevole. Lei amava sentire le storie del loro passato, il resoconto dei loro sforzi quasi eroici per guadagnarsi da vivere, per portare avanti una grossa famiglia e per affrontare con dignità le asperità della vita. Le piacevano soprattutto le loro reminiscenze riguardanti la famiglia, i nonni, i genitori che avevano vissuto tanti anni prima a Oakland.

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