04. Harper Connelly - Il segreto della tomba by Harris Charlaine

autore:Harris Charlaine
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-09-04T04:00:00+00:00

Capitolo dodicesimo

Era ormai buio quando lasciai l’ospedale e andai in giro in macchina per un po’ fino a essere certa che nessuno mi seguisse. Era così insolito per me preoccuparmi di poter essere pedinata che di certo ci sarebbero potute essere cinque auto che mi venivano dietro senza che io me ne rendessi conto, ma feci comunque del mio meglio, poi parcheggiai vicino all’ingresso dell’hotel ed entrai nell’atrio praticamente di corsa. La suite era al secondo piano e una volta fuori dell’ascensore attesi per un po’ nel corridoio, in modo da accertarmi che in giro non ci fosse nessuno che potesse vedere quale porta aprivo.

Disfatti i bagagli, stirai un poco e controllai ottimisticamente il vestiario di Tolliver, scegliendogli qualcosa da indossare per tornare a casa. Pensando che per lui non sarebbe stato comodo stendere il braccio per infilare una T-shirt o una polo, optai per una camicia sportiva e jeans, che misi in una borsa. Ero pronta. Dopo aver guardato il notiziario, contattai il servizio in camera, lieta che ci fosse un ristorante annesso all’hotel perché non mi andava di uscire da sola. Ero un po’ sorpresa che Manfred non mi avesse chiamata, offrendosi di cenare con me, ma che avessi compagnia o meno, avevo fame, quindi ordinai un’insalata e un minestrone, pensando che quei cibi sarebbero stati buoni anche se il cuoco non aveva molto talento.

Quando bussarono, raggiunsi in fretta la porta, ma mi bloccai prima di spalancarla, perché nella mia esperienza un cameriere che bussava diceva sempre le parole “servizio in camera”, mentre questo non lo aveva fatto.

Ascoltai, con l’orecchio premuto contro il battente, e mi parve che dall’altro lato qualcuno stesse facendo lo stesso.

Avrei potuto guardare chi era, ma stranamente scoprii di aver paura di accostare l’occhio allo spioncino: se là fuori ci fosse stato il mio aggressore munito di pistola, avrebbe potuto sparare attraverso la porta, dopo aver avuto la prova che ero dentro. Sapevo che se si stava bene attenti, si era in grado di capire se la persona all’interno di una stanza stava guardando fuori, e non riuscii a farlo.

Poi sentii il rumore dell’ascensore, in fondo al corridoio, udii il campanello che ne segnalava l’arrivo al piano e le porte che si aprivano. Seguì il fracasso prodotto da un carrello, un suono che riconobbi, e subito dopo sentii qualcuno cambiare posizione, fuori della mia porta, segno che lo sconosciuto visitatore era ancora là.

Dopo un attimo, però, si allontanò a passo spedito, e soltanto allora accostai un occhio allo spioncino… troppo tardi. Non riuscii neppure a intravederlo.

Un attimo più tardi bussarono con maggiore decisione.

— Servizio in camera — annunciò una voce femminile. Sbirciare dallo spioncino mi confermò che in effetti si trattava di una cameriera con un carrello, e non appena notai quanto la donna apparisse annoiata, spalancai il battente.

— Ha visto qualcuno allontanarsi dalla mia porta? — domandai. E poiché non volevo apparire troppo paranoica, aggiunsi: — Stavo facendo un sonnellino, e mi è parso di sentire qualcuno bussare, poco prima di lei, ma quando ho aperto non c’era più.

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