100% by John McEnroe

100% by John McEnroe

autore:John McEnroe [McEnroe, John]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858520543
editore: Piemme
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


SAGGIO DI ANNA

Amo il salto che fa la palla quando rimbalza sul cemento. Amo la sua superficie, che si conforma alla mia mano. Amo vedere la palla che si libra nell’aria dopo che l’ho colpita; amo guardarla mentre viene verso di me, vederla planare fino al momento in cui rimbalza per terra, e raggiunge la mia racchetta nel momento esatto in cui deve raggiungerla. Amo il fatto che le mie scarpe da tennis mi fanno essere un paio di centimetri più alta, e amo la sensazione di potenza che mi dà tenere la racchetta in mano. Amo la soddisfazione che provo quando il mio braccio si apre per poi mandare la racchetta a colpire la palla. È liberatorio. Tutta la rabbia, il risentimento, la tristezza o l’ansia che erano scese in campo con me improvvisamente spariscono, si dissolvono nel momento in cui le corde della mia racchetta toccano la palla iridiscente. Amo tutte queste cose. Amo il tennis. Mi piace guardarlo e mi piace giocarlo, sentire l’adrenalina che sale. È una sensazione stupenda, che rende preziose tutte le ore passate sul campo, ma è una sensazione che di solito dura poco. Un minuto, due, poi la realtà torna a farsi sentire, e mi ricordo dove sono.

Alla John McEnroe Tennis Academy.

Al di là dell’euforia che provo quando gioco, quello che davvero definisce il mio rapporto con il tennis è un sotterraneo senso di insicurezza, con tutto quello che comporta. Io sono Anna McEnroe, e agli occhi degli spettatori sarò sempre una che è stata modellata con la terra rossa del Roland Garros e nutrita con l’erba di Wimbledon. Io sono una McEnroe, una McEnroe che gioca bene a tennis; una McEnroe che gioca bene, ma non abbastanza bene.

Non voglio dire con questo che il mio cognome mi abbia causato solo dei problemi. I vantaggi derivanti dall’essere figlia di mio padre sono evidenti in modo quasi imbarazzante. Mio padre è un uomo rispettato e benvoluto da quasi tutti quelli che incontra; per questo, noi veniamo trattati in modo diverso dagli altri, nella maggior parte dei casi meglio degli altri. Tutti hanno un sacco di attenzioni nei nostri confronti, a volte fastidiose, spesso positive, mai richieste. È una cosa che ha a che fare con le nostre grandi case, i dipinti pregiati e i trofei esposti nel nostro salotto. Ha a che fare con l’orgoglio ma anche con l’invidia e con la gelosia. Gelosia per una situazione dentro la quale io sono nata, e sulla quale non ho alcun controllo, e che mi rende diversa dalla stragrande maggioranza delle persone. Ha a che fare con i pettegolezzi e le bugie, con titoli di giornale quasi dimenticati, cose nelle quali un giorno, tra quindici anni, magari inciamperò, scoprendo delle cose di mio padre che non ho mai saputo. È un garbuglio di sentimenti, una dimensione positiva con delle negatività intrinseche.

Quello che più di tutto mi riesce difficile sopportare è che la gente pensa che il talento tennistico sia una componente genetica. Come se essere la figlia di John McEnroe voglia dire essere esattamente uguale a lui.



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