[#2] Nemico by Tom Wood

[#2] Nemico by Tom Wood

autore:Tom Wood [Wood, Tom]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Thrillers, General
ISBN: 9788866881308
Google: 5UREAwAAQBAJ
Amazon: B00GSUA8WQ
editore: Timecrime
pubblicato: 2013-11-28T00:00:00+00:00


34

Victor controllò il cellulare del capo della squadra di assassini mentre camminava tra acquirenti e viaggiatori. Appariva un telefono personale usurato, non un oggetto asettico comprato per un lavoro specifico. Ciò confermava quello che Victor già sapeva: quei tizi non erano operatori di alto livello. Tuttavia, erano ancora in quattro e un proiettile che andava a segno poteva comunque uccidere, a prescindere dalle qualifiche del tiratore. Victor aprì il registro delle chiamate sul cellulare dell’uomo alto e compose l’ultimo numero effettuato.

Un uomo che Victor ritenne Petrenko rispose in russo dopo il secondo squillo. Con tono cauto, disse: «Sì?»

Victor non parlò. Ascoltò i rumori in sottofondo. Sentiva il respiro di Petrenko, l’eco di un altoparlante, il via vai dei pendolari. Non c’erano altoparlanti in funzione in quel momento nel centro commerciale, ma Victor distinse in lontananza il suono di uno che si trovava nell’atrio. Si diresse alle scale mobili. Si guardava attorno di continuo, controllando davanti a sé, ai lati, i riflessi e ogni persona che si girasse verso di lui.

«Sei tu» disse Petrenko. Pareva sorpreso, ma controllato. Incuriosito e spaventato al contempo. Aveva l’accento di un cittadino di Minsk con proprietà di linguaggio, un uomo colto, ricco. Victor sentì uno schiocco di dita vicino al cellulare di Petrenko. Immaginò che il bielorusso stesse facendo un cenno e riferendo qualcosa con il semplice movimento delle labbra al killer che non era nel centro commerciale. In sottofondo, l’altoparlante continuava a trasmettere il messaggio. Qualcuno aveva parcheggiato l’auto nel posto sbagliato e doveva rimuoverla. Victor udì lo sferragliare di posate o di tazze; immaginò che qualcuno stesse sparecchiando un tavolo vicino a Petrenko.

«Esatto» rispose Victor. Si mosse a passo svelto, cercando tracce dei suoi nemici, ma non vedendo nessuno.

«Come hai avuto questo numero?» chiese Petrenko.

«Secondo te?»

Una pausa, poi: «Cosa vuoi?»

«Farti delle domande.»

«Prosegui.»

«Faccia a faccia.»

Petrenko rise brevemente. «Certo. Perché non ci incontriamo al parcheggio? Possiamo andare a fare un giro con la mia macchina, e parleremo di tutto ciò che vuoi.»

Victor raggiunse le scale mobili. Guardò giù, verso l’atrio, dove si raggruppava un certo numero di caffè e tavole calde. Decine di persone sedevano ai tavoli a bere, altre decine passavano a frotte incessanti. Nessuna traccia di Petrenko.

Victor protese il braccio con il telefono verso l’atrio e contò fino a cinque. A quattro, l’annuncio all’altoparlante cessò. Udì Petrenko schioccare di nuovo le dita, stavolta più in fretta, con maggiore insistenza. Victor si voltò di spalle alle scale mobili e seguì le indicazioni che portavano alle scale.

«Preferirei un posto un pochino più distante» disse Victor al cellulare.

«Perché?»

Dietro la voce di Petrenko, Victor udì un sordo clangore metallico. Poi, alcuni secondi dopo, udì lo stesso identico suono. Victor cominciò a scendere le scale. Coprì il microfono del telefono per smorzare la propria voce e nascondere l’eco delle scale.

«Perché» rispose «negli ultimi dieci minuti ho ammazzato tre dei tuoi uomini e non passerà molto prima che qualcuno se ne accorga.»

Victor udì un altro rumore metallico.

«D’accordo» fece Petrenko, apparendo più sicuro. «Capisco cosa intendi dire. Neppure io voglio il coinvolgimento della polizia.



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