A scuola dallo stregone by Carlo Castaneda

A scuola dallo stregone by Carlo Castaneda

autore:Carlo Castaneda
La lingua: ita
Format: epub
editore: Astrolabio
pubblicato: 1969-12-31T16:00:00+00:00


Chiamai don Juan per chiedergli aiuto. A un certo momento urlai freneticamente con tutta la voce che avevo in corpo, ma don Juan non si mosse. Continuò a guardarmi, di sbieco, come se non volesse voltare il capo per guardarmi in faccia completamente. Feci un passo verso di lui, ma invece di muovermi in avanti barcollai all'indietro e caddi contro il muro. Sapevo di avervi cozzato contro con la schiena, ma non lo sentii duro: ero completamente sospeso in una sostanza soffice e spugnosa; era il muro. Avevo le braccia protese in fuori lateralmente, e piano piano tutto il mio corpo sembrò affondare nel muro. Potevo solo guardare davanti a me nella stanza. Don Juan mi stava ancora osservando, ma non fece alcun movimento per aiutarmi. Feci uno sforzo per scuotere il capo fuori del muro, ma riuscii solo ad affondare sempre di più. In mezzo a un terrore indescrivibile sentii che il muro spugnoso si stava chiudendo sulla mia faccia. Cercai di chiudere gli occhi, ma erano rimasti sbarrati.

Non ricordo che cosa accadde d'altro. D'un tratto don Juan fu davanti a me, a poca distanza. Eravamo nell'altra camera. Vidi la tavola e la stufa di mattoni con il fuoco acceso, e con la coda dell'occhio distinguevo lo steccato fuori della casa. Riuscivo a vedere tutto con molta chiarezza. Don Juan aveva portato la lampada a cherosene e l'aveva appesa al trave in mezzo alla stanza. Cercai di guardare in una direzione differente, ma avevo gli occhi fissi e riuscivo a vedere solo direttamente davanti a me.

Non riuscivo a distinguere, o a percepire, nessuna parte del mio corpo; il mio respiro era impercettibile, ma i miei pensieri erano estremamente lucidi. Don Juan venne verso di me, e la mia lucidità mentale finì.

Qualcosa sembrò fermarsi dentro di me; non c'erano più pensieri. Vidi don Juan venire e lo odiai. Volevo farlo a pezzi. Avrei potuto ucciderlo in quel momento, ma non riuscivo a muovermi. Da principio sentii vagamente una pressione sul capo, ma anche questa scomparve. Rimaneva solo una cosa: una collera schiacciante contro don Juan. Lo vedevo solo a pochi centimetri da me. Volevo sbranarlo. Sentii che stavo gemendo. Qualcosa in me cominciò a sconvolgersi. Sentii don Juan che mi parlava. La sua voce era dolce e conciliante, e, sentii, infinitamente piacevole. Venne ancora più vicino e cominciò a recitare una ninnananna spagnola.

"Signora Santa Anna, perché piange il bambino? Per una mela che ha perduto. Ve ne darò una, ve ne darò due. Una per il bambino e una per voi (¿Señora Santa Ana, por qué llora el niño? Por una manzana que se le ha perdido. Yo le daré una. Yo le daré dos. Una para el niño y otra para vos)". Una sensazione di calore mi pervase. Era un calore di cuore e di sentimenti. Le parole di don Juan erano un'eco lontana. Rievocavano i ricordi dimenticati dell'infanzia.



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