Airone 1. Retroscena di un'epoca (2016) by Antonio Cornacchia

Airone 1. Retroscena di un'epoca (2016) by Antonio Cornacchia

autore:Antonio Cornacchia [Cornacchia, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2017-02-04T16:00:00+00:00


e ideologica verso modelli ideologici extranazionali, ben lontani dal nostro mondo spirituale, è una diretta conseguenza della radicalizzazione del pensiero in un Paese che non ha avuto una plurisecolare storia di unità statuale e che non ha, quindi, compattezza nazionale. Gran parte dell'estabilishment culturale ha sposato miti e leggende di Stati e strutture illiberali, che non erano certo da additare ad esempio di democrazia. In occasione della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, tali cervelli, per esempio, avevan voluto assurgere a vessilliferi di una campagna diffamatoria che delegittimasse il commissario Luigi Calabresi. Infatti, alla Procura della Repubblica di Torino, competente ad istruire il relativo procedimento giudiziario, esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo e dell'arte avevano inviato una lettera con la quale, condividendo le affermazioni degli imputati secondo cui «l'esercito è strumento del capitalismo, mezzo di repressione della lotta di classe», che «i padroni sono dei ladri», che «per la lotta di classe è giusto armare le masse», che «è bene combattere con le armi contro lo Stato», si erano addirittura dichiarati disposti a impegnarsi in prima persona. Come se non bastasse, con un altro documento pubblicato su

“l'Espresso” del 13 giugno del 1971, avevano addirittura definito il commissario Calabresi “torturatore”. Dunque anche il linciaggio morale era stato favorito dalla frangia della classe intellettuale incline alla violenza, e questo linciaggio aveva agevolato la stessa eliminazione fisica del commissario.

Ma così vivendo e ragionando, avrebbe potuto, l'intellighenzia di sinistra, accorgersi del pericolo del terrorismo di sinistra? Sintomatica sarà l'affermazione, nel corso di una intervista del '96, del premio Nobel Dario Fo, che da giovane aveva impugnato le armi per combattere nella RSI del dopo Mussolini: «Il solo terrorismo era quello dello Stato». Lo storico, e direttore del “Candido”, Giorgio Pisanò, documenterà sulla sua rivista che «il Fo ebbe un trascorso repubblichino quale volontario nei parà e sottufficiale delle Brigate nere che si distinse per i rastrellamenti casa per casa nel centro abitato vicino al Lago di Como».

E anche per il “caso Calabresi” Fo lascia una sua impronta: ribattezzando il commissario “il funzionario cavalcioni” e accusandolo di aver gettato dalla finestra della Questura di Milano l'anarchico Giuseppe Pinelli nei giorni immediatamente successivi alla strage di piazza Fontana.

Oltretutto attacca anche il PM Mario Sossi, della Procura della Repubblica di Genova, per aver fatto arrestare nel 1972 l'ex-comandante partigiano Giambattista Lazagna, componente dei GAP di Feltrinelli, in stretto contatto con i capi storici delle BR Renato Curcio, Alberto Franceschini ed altri, dimenticando, forse per mera svista, di attaccare il giudice Luciano Violante, che aveva disposto nel 1976 l'arresto di Edgardo Sogno, anch'egli partigiano ma decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare della resistenza, membro dell'Assemblea Costituente. Purtuttavia, la maggior parte dei giornali, anche quelli borghesi, avevano insistito a far credere che il terrorismo di sinistra non esisteva e che le BR erano frutto di mera immaginazione. Eppure i brigatisti erano espliciti nell'affermare lo scopo che si prefiggevano ad ogni azione delittuosa portata a termine: aumentare la tensione con il terrore, la paura, l'insicurezza, per costringere le Istituzioni, lo Stato, a mettere in atto una stretta repressiva.



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