Alla conquista del monte inprobabile by Richard Dawkins

autore:Richard Dawkins [Sconosciuta]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-02-13T11:59:29+00:00

I raggi luminosi (le linee bianche parallele con le frecce) sono bloccati dal sottile schermo nero sulla parte posteriore del calice (figura 3). Tenendo il conto di quali fotocellule si sono accese e di quali no, il cervello può capire da quale direzione la luce sta provenendo. Riprendendo la metafora della scalata del Monte Improbabile, quello che importa è che ci sia un passaggio graduale e continuo - una salita dolce sulla montagna - che collega gli animali con un tappeto liscio di fotocellule a quelli con il calice. I calici, con lenti passaggi graduali, possono acquisire una forma più profonda o piatta. Più profondo è il calice, maggiore è la capacità dell’occhio di distinguere la direzione da cui proviene la luce.

Sulla montagna non ci troviamo mai nella necessità di superare ripidi precipizi.

–Illustrazioni:

Figura 3. Un semplice occhio a forma di calice può distinguere la direzione da cui proviene la luce.

[p. 141] Figura 4. Alcuni occhi a forma di calice presenti nel regno animale e appartenenti a: a, platelminta; b, bivalve; c, polichete; d, patella.–

[p. 142] Gli occhi a forma di calice come quello descritto sono comuni in tutto il regno animale. La figura 4 mostra l’occhio di un platelminta, di un bivalve, di un polichete e di una patella. Questi occhi hanno probabilmente sviluppato la loro forma a calice in modo indipendente. Ciò è particolarmente evidente nel caso dell’occhio dei platelminti, che tradisce la sua origine indipendente mantenendo le fotocellule all’interno del calice. A prima vista rileviamo un meccanismo singolare - i raggi luminosi devono attraversare un fitto intreccio di nervi connettivi prima di colpire le fotocellule - ma non dobbiamo farci ingannare dalle apparenze perché lo stesso apparentemente povero meccanismo danneggia i nostri stessi occhi molto più sofisticati. Ritorneremo su questo argomento e dimostreremo che non è poi un’idea così malvagia come sembra.

[PAGINA 115]

In ogni caso, un occhio a forma di calice è lontano dalla capacità di formare quello che noi esseri umani, con i nostri formidabili occhi, riconosceremmo come un’immagine vera e propria. Il nostro meccanismo di formazione dell’immagine, che dipende dal principio delle lenti, ha bisogno di una piccola spiegazione. Affrontiamo il problema domandandoci perché un tappeto di fotocellule da solo, o un calice poco profondo, non riuscirà a vedere l’immagine, per esempio, di un delfino, anche se il delfino è ben visibile di fronte a esso.

–Illustrazione:

Figura 5. Quello che in realtà non succede negli occhi: i raggi luminosi non sono tutti paralleli!–

Se i raggi luminosi si comportassero come in figura 5, ogni cosa sarebbe facile e un’immagine del delfino, nella maniera corretta sopra rappresentata, apparirebbe sulla retina. Sfortunatamente non è così. Per essere più precisi, ci sono raggi che si comportano esattamente nel modo descritto nella figura. Il problema è che questi raggi vengono sopraffatti contemporaneamente da un numero imprecisato di raggi diretti in direzioni affatto diverse. Ogni piccola parte del delfino invia un raggio su ogni punto della retina. E non soltanto ogni parte del delfino, ma ogni parte dell’ambiente circostante e di [p. 143]

qualsiasi altra cosa presente nella scena.

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