Amari accordi by Marcello Rosa;

Amari accordi by Marcello Rosa;

autore:Marcello Rosa; [Rosa, Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica
ISBN: 9788862317597
editore: eDigita srl.
pubblicato: 2014-11-03T23:00:00+00:00


CARLO LOFFREDO DIXIELANDERS. DA SINISTRA: MARCELLO ROSA, PIERO SARACENI, CARLO LOFFREDO, MARCELLO RICCIO E ALEX SERRA. IL SUONATORE DI TUBA IN SECONDO PIANO MILITAVA NELLA ORIGINAL LAMBRO JAZZ BAND

CON SLIDE HAMPTON, CASA DEL JAZZ, ROMA, 2000.

a Three Out: Pepito Pignatelli fece ascoltare questo brano a Slide Hampton per convincerlo ad accettare una settimana al Music Inn come ospite della mia Dream Band (1976).

b Tanto per non creare confusione, l’UM (Unione Musicisti) non aveva niente a che fare con l’AMJ, costituita solo molto tempo dopo e con altri obiettivi. L’Unione era una cooperativa professionale che si preoccupava di scegliere – di volta in volta e all’occorrenza – fra i propri iscritti, gli elementi più adatti per lavori di vario genere (colonne sonore, dischi, spettacoli musicali, orchestre di buca, ecc.).

c Al momento della presentazione dei componenti della big band andai al microfono e dissi: «In ordine analfabetico, ma rigorosamente visivo, dalla vostra destra i sassofoni: Rossano Emili, Sandro Deidda, Piero Odorici, Alfonso Deidda, Peppino D’Amato; le trombe: Andy Gravish, Marco Tamburini, Felice Reggio, Sergio Vitale; la ritmica: Marco Siniscalco, Cristiano Micalizzi, Riccardo Biseo; e infine: Roberto Rossi e il sottoscritto tromboni...», e dopo una breve pausa «Francesca Petrolo e Julia Roger... trom-“bone”!». Il che era più che evidente... Questa innocente guittata, per altro apprezzata dalle due colleghe (della Petrolo ho già parlato e della Roger posso dire che non ha niente da invidiare a Julia Roberts), fu molto applaudita, ma dalla platea si udì comunque una voce femminile esclamare indignata: «Il solito maschilismo di destra!». Non ho parole.

In tutti i casi, questa orchestra era proprio una signora Big Band, ma anche stavolta la critica ignorò la faccenda.

In sintesi: nel mondo del jazz alcuni “sanno” e molti “credono di sapere”, e fin qui è nella norma delle cose. Purtroppo chi sa, pago forse dall’essere gratificato da questo dono, è all’atto pratico molto meno influente del saccente. A questa seconda categoria però appartengono buona parte dei cosiddetti operatori culturali, imprenditori, gestori, ecc., che amministrando in modo molto disinvolto il mercato fanno e disfanno a loro piacimento senza nessun riguardo per quelli “per brevità” chiamati artisti.

C’è inoltre, purtroppo, in questa congrega di (per brevità chiamati) fregnacciari, un insieme di ottusità artistica, ignoranza, ambiguità, clientelismo, nepotismo ed endemica mancanza di correttezza che determina un andazzo generale deludente e molto difficile per chi crede nel proprio lavoro e nel proprio impegno.

Come pena per il “fregnacciaro di turno”, opterei per quella mirabilmente descritta da Miguel de Cervantes Saavedra nel suo Don Chisciotte: “Vile marrano, ti ridurrò in polvere di calcina e con essa imbiancherò le pareti di un cesso!”.

Tornando, purtroppo, alla realtà: in fondo sono d’accordo con Bollani, che a un intervistatore che gli chiedeva cosa pensasse della situazione attuale apparentemente così favorevole per il nostro jazz, ammise: «Non so se è un momento favorevole per il jazz italiano, per me lo è di sicuro».

Viva la faccia della sincerità.



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