Amelia Peabody e la mummia by Elizabeth Peters

Amelia Peabody e la mummia by Elizabeth Peters

autore:Elizabeth Peters [Peters, Elizabeth]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:51:30+00:00


8

Rimanemmo tutti senza parole. Era impossibile che Mohammed fosse riuscito a passare inosservato a entrambe le sentinelle.

D’un tratto Radcliffe si alzò e corse giù dalla china. Non so perché, ma capii subito dove stava andando e cosa avrebbe trovato. Lo seguii lentamente fino al riparo di fortuna del nostro pavimento. Sulla sabbia rimaneva soltanto una distesa di frammenti. Il pavimento era stato ridotto in polvere con estrema violenza.

Il mio lavoro era stato inutile e quell’insensata distruzione di un bellissimo reperto mi colpì come una botta allo stomaco.

Inconsciamente presi Emerson per mano e le sue dita si chiusero bruscamente sulle mie. Il taglio sulla fronte stava ancora sanguinando ma il dolore che provava non era fisico. All’improvviso si divincolò, ma il suo gesto non mi offese.

«La nostra mummia è vendicativa» dissi.

«Fa tutto parte della ridicola storia di Mohammed. Il sacerdote di Amon si sta vendicando sulla città di Aton. Dannazione, Peabody, è un piano troppo astuto per Mohammed!»

«Forse lo sottovalutate.»

«No, e non capisco che movente possa avere, perché non si darebbe tanto disturbo per una sciocca vendetta. Il nostro arrivo ha arricchito il suo villaggio. Hanno un gran bisogno dei nostri pochi soldi.»

«Walter dice che Mohammed non è uscito di casa.»

«È impossibile, chi altri può essere la mummia?»

«Credete che Mohammed sia manovrato da qualcuno? E da chi?»

«Non so. A meno che qualche ricco collezionista non voglia…»

«È assurdo! Presto direte che è un trucco di Maspero per screditarvi!»

Emerson mi fulminò con lo sguardo e si incamminò verso l’accampamento.

Eravamo tutti molto abbattuti. Se non fosse stato per Emerson, ce ne saremmo andati. Evelyn impedì lo scoppio di un aspro litigio durante la colazione, dicendo che era meglio che ci riposassimo prima di parlare ancora di quello che era successo. In realtà era solo Emerson che aveva bisogno di riposo per diventare più ragionevole, anche se avevo i miei dubbi sul fatto che bastasse un breve sonnellino per restituirgli il buon senso.

Stavamo ancora dormendo quando Abdullah, che era rimasto di guardia, ci chiamò. Uscii fuori e, abbagliata dal sole, notai un piccolo corteo prove-niente dal fiume. Subito riconobbi la figura che capeggiava il gruppetto a dorso di mulo.

Mi rivolsi a Evelyn che si schermava gli occhi con la mano: «Arrivano i rinforzi. Chissà cosa ne penserà lord Ellesmere del nostro piccolo miste-ro.»

«Lucas!»

Walter e suo fratello ci avevano raggiunti. All’esclamazione di Evelyn, il giovane Emerson si fece scuro in volto. Ellesmere ci aveva visti e ci salu-tava con ampi gesti delle braccia. I denti bianchissimi si stagliavano nel volto scuro come quello degli abitanti del luogo. Walter diventò sempre più cupo.

«Conoscete quest’intruso?» chiese suo fratello. «Ci avrei scommesso che era amico vostro, Peabody.»

«Questo posto non è proprietà privata, mi stupisce che non abbiate più spesso dei visitatori. Lord Lucas Ellesmere è un parente di Evelyn. Ci siamo incontrati al Cairo prima di salpare e ci ha detto che ci avrebbe seguite.

Pensavamo che ci raggiungesse a Luxor, ma evidentemente ha riconosciu-to la nostra barca e si è fermato.»

Purtroppo Evelyn era impallidita e aveva stretto le labbra,



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