Anche i partigiani però... by Chiara Colombini

autore:Chiara Colombini
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-04-15T00:00:00+00:00

«Se qualcuno manca, paghi: oggi non c’è via di scampo»

Se una valutazione realistica non può prescindere dai molti fattori che rendono difficile il rapporto tra partigiani e civili, non va però perso di vista il quadro generale: complessivamente la popolazione delle campagne, più o meno di buon grado, sostiene le formazioni14. Senza questo aiuto, semplicemente, non potrebbe esserci Resistenza: in un territorio ostile un movimento clandestino non riuscirebbe a sopravvivere.

Per i comandi del movimento partigiano e per le formazioni il concetto è del tutto chiaro, sanno perfettamente che questa relazione va preservata con la massima cura, che comprometterla sarebbe suicida. Perciò, nei confronti di quanti, sfruttando il caos della guerra e dell’occupazione e fingendosi partigiani, compiono furti, violenze o prevaricazioni ai danni dei civili non può esserci tolleranza e si adottano provvedimenti severissimi, fino alla fucilazione. L’atteggiamento non cambia nei riguardi dei partigiani che approfittano della propria posizione per i medesimi scopi, perché l’esito è lo stesso: infangano il nome dell’intera Resistenza, e questo è inaccettabile sia per ragioni etiche sia perché può ostacolare la lotta. Così, a seconda della gravità delle azioni commesse, i colpevoli possono essere colpiti con la punizione del “palo” (legati ed esposti agli sguardi dei compagni per un tempo da definire), espulsi dalla formazione e allontanati dalla sua zona o condannati a morte.

A livello centrale e a livello locale c’è un continuo sforzo per regolare in modo rigoroso e chiaro la disciplina interna delle formazioni. È essenziale che agli occhi dei civili il movimento partigiano non appaia come un esercito di scapestrati o di scamiciati, e per questo si arriva a criticare con asprezza anche la mancanza di cura per l’abbigliamento e i capelli, le barbe incolte, l’eccessivo consumo di alcolici: la credibilità passa anche per le forme esteriori. Il 4 agosto 1944 il Comando militare unico dell’Emilia-Romagna indirizza a tutte le formazioni dipendenti una circolare dai toni netti:

È dovere dei comandanti reprimere manifestazioni che possono offuscare il nome dei patrioti. I piccoli gruppi siano controllati e ogni loro azione comandata. Se qualcuno manca, paghi: oggi non c’è via di scampo. Le requisizioni, quando è possibile, si paghino; si rilascino sempre le ricevute. [...] La guerra partigiana impone grandi sacrifici e grandi doveri. Non devono esistere per noi giorni festivi, non si devono vedere nostri soldati ballare, frequentare pubblici ritrovi. Non è partigiano chi fa vita da caffè o va a zonzo con le ragazze. Si eviti che donne siano ammesse nei campi partigiani, per non creare malumori che possono provocare disordini15.

È un documento che dice molte cose: i comportamenti da evitare, per il solo fatto che vengono elencati, evidentemente tra i partigiani esistono, e del resto sarebbe difficile immaginare il contrario in un movimento composto da volontari, che sono in gran parte giovani e che hanno tutta la voglia di vivere della loro età, per di più acuita dalla consapevolezza di poter morire da un momento all’altro. Ma la circolare mostra anche che la reputazione dei combattenti è una

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