Andare per parchi nazionali by Antonio Canu;

Andare per parchi nazionali by Antonio Canu;

autore:Antonio, Canu; [Canu, Antonio ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Ritrovare l'Italia
ISBN: 9788815353559
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2019-08-15T00:00:00+00:00


14. Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, isola di Capraia.

Nell’insieme, l’arcipelago, al di là delle modifiche intervenute nel corso dei secoli, conserva ambienti e biodiversità di grande valore, che sono valsi la costituzione di un parco nazionale, come riscatto per il passato, e opportunità per il futuro. Di tanta presenza umana non poteva non risentire la vegetazione delle isole. Agricoltura, miniere, pastorizia, incendi, urbanizzazione, gli stessi rimboschimenti hanno trasformato il paesaggio originale, quello tipico della regione mediterranea, costituito da piante sempreverdi, robuste, resistenti alle condizioni climatiche mutevoli, anche quelle più calde e aride. Un tempo, le isole erano ricoperte da boschi di leccio, uno dei protagonisti di questa vegetazione. Di quel manto sopravvivono solo alcune boscaglie e singoli esemplari. Oggi è la macchia mediterranea, cioè la forma di degrado della foresta, a dominare il paesaggio costiero, come avviene lungo quasi tutto il litorale nazionale. Si tratta di arbusti e cespugli, con varie specie predominanti, le più diffuse delle quali sono corbezzolo, lentisco, ginepri, filliree, ginestre, e poi lavanda, elicriso, cisti di più specie. Nell’isola d’Elba, dal rilievo più complesso, si trovano anche specie legate ad ambienti più freschi, come il castagno e la rara felce Osmunda regalis. Diffuse anche le pinete, piantate dall’uomo. Tante le specie endemiche, come il fiordaliso di monte Capanne, la viola dell’Elba, l’orchidea gialla a Capraia, una bocca di leone e tante altre.

Le isole, tutte, sono mondi straordinari, ma delicati. Sono microcosmi, con confini definiti, comunità che si sono evolute insieme, dando vita a luoghi unici. Non a caso ci sono molti endemismi. Allo stesso tempo, sono terre vulnerabili. A volte l’introduzione di una nuova specie può essere devastante. Per scelta o per errore, l’uomo ha nel tempo importato nelle isole numerosi estranei che, quando trovano le condizioni adatte e sono in vantaggio rispetto alle presenze locali, possono cambiare gli equilibri consolidati. Prendiamo le capre che, senza controllo, hanno divorato la vegetazione naturale. Oppure i ratti che, sfruttando il passaggio via mare, si sono insediati quasi ovunque.

Nell’arcipelago vive la capra di Montecristo, raro esempio, dall’antichità, di capra allo stato interamente selvatico nel nostro paese, introdotta in epoca romana o durante il Medioevo dai monaci camaldolesi. Perfettamente ambientata nell’isola dove frequenta le aree rupicole e le boscaglie, bruca eriche, rosmarino, cisto e anche ailanto. La sua presenza ha trasformato il paesaggio originario: non avendo sull’isola nemici naturali, la sua popolazione ha di fatto limitato fortemente la presenza del leccio. Quanto ai ratti, proprio a Montecristo e sull’isolotto della Scola sono stati effettuati i primi interventi di eradicazione delle popolazioni introdotte, per tutelare le specie selvatiche autoctone, in questo caso uccelli marini. Il simbolo del parco è proprio uno di questi, il gabbiano corso. Specie rara, sicuramente il più bello tra i gabbiani europei, grazie al becco rosso corallo con la punta nera e al piumaggio candido, è una presenza esclusivamente mediterranea e in Italia nidifica soprattutto in Sardegna e, appunto, in questo arcipelago. Al di fuori di queste aree, le altre colonie sono presenti in Puglia e in Campania.

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