Il corvo di pietra by Marco Steiner

Il corvo di pietra by Marco Steiner

autore:Marco Steiner [Steiner, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838931406
editore: Sellerio editore
pubblicato: 2014-02-12T16:00:00+00:00


Capitolo 10

Layla

Ferro sfilò un coltello dalla cintura, tagliò lo spago e staccò una salsiccia che pendeva da una lunga treccia attaccata al muro, quindi uscì dalla cucina seguito dai ragazzi. Riley chiudeva il gruppetto. Ferro avvolse la salsiccia in un fazzoletto e se la infilò nella tasca della giacca.

La casa era deserta, non un rumore, una luce, niente. Le cameriere e i braccianti vivevano in un’altra ala della masseria che nel complesso formava un grande corpo quadrato con un cortile nel mezzo. La casa padronale costituiva il corpo principale ed era disposta a sud. Il portone, sovrastato da un poggiolo ricoperto di glicine, era nell’edificio di fronte, quello a nord. Su un lato c’erano le cantine con i depositi dei materiali e degli attrezzi agricoli, l’automobile di Calder, una Fiat 12HP, le scuderie e il fienile. Dall’altra parte del cortile si trovavano gli alloggi dei braccianti e delle cameriere. A ogni angolo del cortile c’era una grossa palma, al centro la fontana.

Ferro prima di uscire dal portone estrasse la pistola dalla fondina che aveva sotto alla giacca. Controllò che fosse carica. Forse voleva far notare ai suoi tre ospiti che la sapeva maneggiare con destrezza.

Una volta fuori, fece segno agli altri di seguirlo in silenzio. Dopo pochi passi si ritrovarono nel buio di una notte senza stelle. Ferro si bloccò e gli altri lo imitarono, il rumore dei passi sul selciato cessò e lasciò il posto solo ai grilli.

In lontananza si sentiva una specie di richiamo, un fischio strano, shtaaaaaaa, shtaaaaaaa, shtaaaaaaaaaaaaaa che faceva venire i brividi.

– È una poiana, una mia amica, state a guardare.

Estrasse la salsiccia, ripiegò il fazzoletto, lo rimise in tasca e lanciò il pezzo di carne verso l’angolo della casa, davanti a una finestra. C’era una luce tenue che ondeggiava all’interno, ma bastava per illuminare debolmente l’esterno e la salsiccia scura in mezzo ai sassi chiari e alla polvere.

– Shtaaaaaaa, shtaaaaaaa, shtaaaaaaaaaaaaa....

Un battito d’ali improvviso e dal buio sbucò un rapace. Atterrò davanti al pezzo di carne, si guardò intorno con brevi movimenti a scatto della testa, poi affondò il becco due o tre volte prima di afferrare la salsiccia e volarsene via.

– Shtaaaaaaa, shtaaaaaaa, shtaaaaaaaaaaaaa...

– Avete visto, è amica mia.

– Me lo immagino... – disse Riley.

– Immagini cosa? – ribatté Ferro.

– Immagino quanto ti possa essere amico un rapace come quello.

– Io cci-a fazzu manciari a sauzizza, mica cci-a lievu râ ucca per darla ai cani come quei bastardi di signori che fanno la caccia col falco e dopo che quello ha volato e faticato e catturato m-picciuni ô vuolo, gli mettono u cappuccio di cuoio nta testa e arrivederci a tutti quanti e se lo portano a casa e lo mettono al buio. E il piccione sû mancia u cani. Quello io lo chiamo disprezzo.

– Sì, ma l’amicizia è un’altra cosa – fece Riley.

– Australiano, se la butti tu a sauzizza, chidha nun sâ mancia pirchì nun ti canusci. Quanto vuoi scommettere?

Riley lo guardava in silenzio, ma sembrava si stesse divertendo.

– Dai Riley, io ci scommetto.



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