Anthony Riches by Roma ha vinto. L'impero

Anthony Riches by Roma ha vinto. L'impero

autore:Roma ha vinto. L'impero
Format: epub
pubblicato: 2022-04-14T00:00:00+00:00


9

«Questo posto sembra disabitato».

Demetrio annuì, il cenno del capo a malapena visibile nell’oscurità del crepuscolo. Gli esploratori avevano cavalcato lungo il fiume verso sud senza più scorgere alcun segno del nemico, e avevano rifornito le loro scorte presso la città di confine di Assuan fingendosi mercanti intenzionati ad acquistare smeraldi e accompagnati da una nutrita scorta. Dopo aver corrotto le guardie al portone affinché ignorassero la loro uscita poco convenzionale, erano sgusciati via in silenzio nel cuore della notte per riprendere l’avanzata nel territorio kushita senza essere individuati da anima viva, amichevole o meno.

«Sembra deserto. Ma è sicuramente troppo bello per essere vero, non credi?»

«Forse. E anche se accetterei di buon grado una svista del genere da parte del nostro nemico, la cosa più importante è che la fortezza sembra essere ancora intatta. Il re di Kush avrebbe potuto benissimo decidere di abbatterla e levarsi una potenziale spina nel fianco».

I tre uomini rimasero per un momento a scrutare in silenzio la riva opposta del fiume, osservando attentamente l’imponente sagoma della fortezza incombere sulle acque del Nilo. Arroccata in alto al di sopra del fiume, a incoronare un promontorio roccioso che si ergeva dalla sponda del Nilo a un’altezza di duecento piedi sopra il livello dell’acqua, la fortezza appariva impressionante, proprio come le descrizioni di Scauro li avevano indotti ad aspettarsi.

«Aspettate che la veda il nostro compagno Avido. Potrebbe semplicemente morire di gioia di fronte a una roccaforte naturale come quella».

Marco annuì in risposta all’osservazione divertita di Qadir. A entrambe le estremità della parte anteriore, che si estendeva per quattrocento passi, si aprivano ripide scarpate, mentre il muro occidentale si trovava quasi a picco sulla riva del fiume: com’era evidente, si poteva arrivare alla fortezza solo dal lato orientale, quello rivolto verso il deserto.

«Ora capisco come ha fatto il generale di Augusto, Petronio, a resistere tanto a lungo contro l’intero esercito di Kush. Ci si può avvicinare soltanto da un lato, e senza la possibilità di coprire l’avanzata: le lanciadardi di una legione polverizzerebbero qualsiasi attacco senza nemmeno dover prendere la mira. Ma non è ancora in mano nostra».

«Quali sono i tuoi ordini, centurione?».

Si voltò verso Demetrio e vide il suo sorriso.

«Mi prendi in giro, cristiano?».

L’uomo più anziano scosse la testa, pur continuando a sorridere.

«Lungi da me. È solo che ci troviamo a un punto in cui dobbiamo fare una scelta, no? Da una parte, la fortezza sembra effettivamente deserta. E potrebbe anche darsi che una singola barca di piccole dimensioni sia in grado di attraversare il fiume nell’oscurità senza essere notata, anche se ci fosse qualcuno di guardia. Dall’altra, la mancanza di luci visibili potrebbe non significare nulla. Una struttura tanto grande potrebbe ospitare una coorte di fanteria senza risultare visibile da questa distanza, se i soldati fossero abbastanza prudenti da non mostrare alcun segno della loro presenza sulle mura».

«Hai ragione». Marco fissò l’imponente mole della fortezza. «O attraversiamo ora, sapendo che un gruppo ristretto avrebbe maggiori possibilità di passare inosservato, oppure aspettiamo che arrivi la legione al gran completo».

Qadir levò per un istante lo sguardo alla sagoma della fortezza che incombeva su di loro.



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