Armando Petrucci by Prima lezione di paleografia

Armando Petrucci by Prima lezione di paleografia

autore:Prima lezione di paleografia [paleografia, Prima lezione di]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2012-11-07T06:47:03+00:00


Già nel 1839 un critico e storico dei fenomeni letterari raffinato ed esperto come Charles Augustin Sainte-Beuve lamentava i guasti della

"littérature industrielle" e il travolgente affermarsi di quella che egli, deplorandola, de-fin iva "démocratie littéraire Più giustamente nel 1853

un altro intellettuale, questa volta inglese, John Parker, rilevava: «Ora i libri sono abbondanti e il libro è a buon mercato. Prima i libri erano scritti per pochi privilegiati; ora sono stampati per milioni di lettori».

Un altro, importante aspetto della diffusione generalizzata della letteratura di consumo fu, infatti, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, il prezzo infimo di alcune collane destinate al pubblico più vasto. Due esempi: Arthème Fayard in Francia e la casa editrice Sonzogno in Italia. In Francia, del resto, già fra il 1850 e il 1860 il prezzo medio dei libri si abbassò del 24%.

In Italia l'industria editoriale conobbe nel medesimo periodo uno sviluppo di tipo analogo, anche se ritardato di qualche decennio rispetto a quello francese e a esso notevolmente inferiore per quantità e diffusione di Opere stampate. Ciononostante nel 1914, aprendo il suo lucidissimo saggio sulla situazione letteraria della Penisola, un critico

"di provincia" acuto e distaccato come Renato Serra poteva affermare che «le condizioni della letteratura d'Italia, in quest'ultima stagione, son buone; come forse non erano state mai»; e continuava sostenendo che

«insomma anche da noi i libri si leggono e si vendono, con una facilità ragionevole e sicura». Nello stesso anno il Catalogo generale per ordine alfabetico delle Edizioni Treves di Milano presentava con particolare rilievo fra i suoi propri autori di successo Anton Giulio Barrili, Cordelia (Virginia Treves), Francesco Bettolini, Edmondo De Amicis, accanto a Gabriele D'Annunzio, a Giovanni Verga, a Lev Tolstoj.

L'avvento nei paesi più sviluppati d'Europa e negli Stati Uniti di una produzione libraria di massa e di consumo rappresentò anche, nel corso del secolo e mezzo che ci separa dal suo primo affermarsi, un forte cambiamento nelle forme e nella presentazione esterna del libro, determinato dalla formazione e dall'affermazione di una categoria particolare di tecnici della scrittura esposta e dell'arte grafica: quella, appunto, dei grafici. In effetti è soltanto nel secolo appena trascorso che il grafico ha saputo costruire e imporre sul mercato una sua precisa figura professionale, innanzi tutto e soprattutto nell'ambito della pubblicità, ove si è sempre trattato di progettare un messaggio fatto di parole e di immagini all'interno di uno spazio limitato. Quando l'industria editoriale ha deciso di modificare in senso più funzionalmente pubblicitario l'aspetto esterno dei libri, o di alcuni di essi, destinati al mercato di massa, essa ha dovuto delegare a un personale tecnico specializzato, interno o esterno alle singole ditte, il compito di progettare gli spazi aperti ed esposti dei libri prodotti.

I generi letterari sottoposti a questo tipo di trattamento sono soprattutto libri di narrativa, libri per ragazzi, libri scolastici di qualità, tascabili, libri d'arte e cataloghi di mostre; in quest'ultimo caso l'intervento dei grafici appare particolarmente libero da ogni tipo di convenzione, tanto da arrivare a modificare, oltre che l'impaginazione, anche il formato del prodotto, al di là di ogni preoccupazione funzionale.



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