Lingue d'Italia fuori d'Italia by Emanuele Banfi

Lingue d'Italia fuori d'Italia by Emanuele Banfi

autore:Emanuele, Banfi [Banfi, Emanuele]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Linguistica, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815320711
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


l’altro mirante a chiarire il valore avversativo della congiunzione ma:

Il papa dice d’essere vicario di Cristo, ma all’incontra [scil. al contrario] lo Spirito Santo ci mostra che egli è Anticristo [Wyatt 2005, 231].

Giovanni/John Florio compilò inoltre un dizionario italiano-inglese, A Worlde of Wordes (apparso una prima volta nel 1598; ripubblicato nel 1611 in edizione riveduta e ampliata, dal titolo Queen Anna’s new world of words, e con grafia più moderna), un’opera costituita da circa quarantaseimila lemmi tratti da testi differenti: non solo da opere letterarie ma anche da testi eterodossi veicolanti particolari linguaggi settoriali relativi anche, per esempio, alla cucina e al sesso. Per i lemmi dell’ambito della cucina Giovanni/John Florio attinse senz’altro dal re dei cuochi italiani del Cinquecento, Cristoforo da Messisbugo, un personaggio forse di origine fiamminga, vissuto tra la fine del secolo XV e il 1548, amministratore e scalco ducale nella Ferrara della corte degli Estensi e autore di un trattato Banchetti, composizioni di vivande et apparecchio generale apparso a Ferrara nel 1549.

Oltre che dal trattato del da Messisbugo, Florio senz’altro trasse materiali anche dalle descrizioni di banchetti ricorrenti in molti luoghi della letteratura rinascimentale: il che spiega voci quali lambrusca, guarnacca, trebbiano, salami, sopressada, rafioli, tagliarini, zabaione/zambaglione, ma anche pane di semola (spiegato come «course crustie bread») e ancora manfrigoli, mortadella, pancetta, persutto («dried bacon»), truffoli («a kinde of paste-meate used in Italy»). Quanto alle voci attinenti alla sfera sessuale esse dipendono in larga misura dalla passione che Giovanni/John Florio nutriva per l’Aretino e dalla cattiva immagine che l’Inghilterra protestante aveva degli italiani, considerati, a questo proposito, erotomani e pervertiti: per «prostituta» nel dizionario ricorrono ben trentatré lemmi (tra i quali: bagascia, baldracca, baiarda, cianciafera, ciarpa, ciccantona, donna da molti, fornicatrice, frustabordel, guagnastra, meretrice, palandrina, paltrocca, putta, puttana, rienza, scanfarda, togna, zambella), sette per il corrispettivo maschile (bagasciuolo, bardascia, cinedo, fioramuzzi, garzonastro, menaculo, zanzeri); per le denominazioni degli organi genitali femminili e maschili il dizionario ne registra numerose, tratte sia da testi letterari sia dal patrimonio dei dialetti italo-romanzi (soprattutto settentrionali: monina, mozza, potta...; cazzo, coda, pestello, rozzone...). Il dizionario, ricco peraltro di numerosissimi termini relativi ad altri campi nozionali quali, per esempio, la fauna, la botanica, l’anatomia, la retorica, è stato recentemente edito in modo filologicamente irreprensibile da Hermann W. Haller [2013].

Giovanni/John Florio, al centro di relazioni importanti, fu menzionato da Shakespeare, che gli fu grande amico, in Pene d’amor perdute, ove egli compare nella veste di un pedante «Schoolemaister»; e, di nuovo, il Florio fu pure ricordato da Giordano Bruno (1548-1600) – ne La cena delle ceneri, uscita a Londra nel 1584 – come «messer Florio», là dove, contestualmente, il Bruno afferma come in Inghilterra si potesse vivere bene anche senza sapere una parola d’inglese poiché «coloro che sono onorati e gentil uomini [...] tutti san parlare o latino, o francese, o spagnolo, o italiano» [Mattarucco 2011, 130]; l’italiano era apprezzato dai membri delle classi alte d’Inghilterra particolarmente quale lingua di conversazione, gradevole alla pronuncia grazie alla regolare alternanza tra consonanti e vocali e per intrinseca musicalità.



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