Fare nomi by Nunzio La Fauci

Fare nomi by Nunzio La Fauci

autore:Nunzio La Fauci
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2023-04-05T00:00:00+00:00


RIFARE NOMI

ALE AMA FEDE E FEDE ALE:

L’ANDAZZO DEL VEZZO

Proprio sull’onda di una moda, la conversazione italiana, con la sua lingua di tutti i giorni, alberga oggi vezzeggiativi o, come si dice più tecnicamente, ipocoristici diversi da quelli correnti fino a qualche decennio fa. Si può dire inopinato tale mutamento, sostenuto peraltro da un andazzo espressivo e comunicativo che trascende le differenze geografiche e di ceto (diatopiche e diastratiche, nella terminologia tecnica): un rivolgimento radicale. Etimologicamente, una catastrofe. Non c’è persona di espressione italiana che, con quanto ode e dice, non potrebbe dare testimonianza in proposito. E se affermasse eventualmente di non essersi accorta di nulla, confesserebbe d’essersi conformata all’andazzo nel modo forse socialmente più efficace, ma certo personalmente meno commendevole.

È forse discutibile infatti la celebre e provocatoria sortita di Roland Barthes che vuole ineluttabilmente fascista la lingua. Lo è meno l’osservazione che la fonda: è certo infatti che la lingua imponga più di quanto non impedisca di dire. Ed è sopra tale esigenza intrinseca di conformità comunicativa, priva in sé di implicazioni politiche, che il conformismo additato da Barthes trova modo di crescere pericolosamente. Può arginarlo e contrastarlo una libertà espressiva individuale. Questa è però certamente più faticosa del conformismo, anche, se non soprattutto, perché implica che si abbia qualche consapevolezza del comportamento linguistico, del proprio e dell’altrui.

In proposito, Barthes prese probabilmente ispirazione da una riflessione di Roman Jakobson riferita tuttavia alle categorie e alle funzioni: “Le lingue differiscono essenzialmente per ciò che devono esprimere, non per ciò che possono esprimere” (i corsivi sono nell’originale). L’intellettuale francese non si curò d’altra parte di mettere bene in chiaro la differenza tra la conformità della lingua e l’eventuale conformismo di chi se ne serve. Pensava forse che fosse lampante per chi lo ascoltava e per chi l’avrebbe letto e, correlativamente, non pensava alla quota considerevole di conformisti che si sarebbero accodati al facile anticonformismo di un’uscita che pare fatta apposta per épater le bourgeois già nella sua prima epifania.

È comunque segno di rispetto pensare allora che il fenomeno qui all’esame non sia ignoto a chi legge. In questione sono qui ipocoristici tratti da nomi eccedenti le due sillabe, tanto nella loro forma, per dir così, paradigmatica, tanto in una forma alterata. Orbene, fino a qualche decennio fa la formazione di tali ipocoristici era conforme, tra altri qui meno rilevanti, allo schema esemplificabile come segue: Renzo da Lorenzo, Tonio da Antonio, Menico da Domenico, Sandro da Alessandro, Cola da Nicola, Berto da Roberto, da Alberto o da Umberto, Tano da Gaetano, Aldo da Ubaldo o da Cataldo, Vanni da Giovanni, Rico da Enrico o da Federico, Vieri da Olivieri, Maso da Tommaso, Melo da Carmelo, Saro da Rosario, Fredo da Alfredo, Meo da Bartolomeo, Cecco o Cesco da Francesco, Lando da Orlando, Enzo da Vincenzo, Gero (Geri) da Ruggero (Ruggeri), Nardo da Leonardo o da Bernardo, Poldo da Leopoldo, Mino da Beniamino o da altro, Rina da Caterina, Lisa da Elisa, Betta da Elisabetta, Lida da Alida, Licia da Felicia, Nilla da Petronilla,



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