Il sentimento della lingua by Luca Serianni;Giuseppe Antonelli;

Il sentimento della lingua by Luca Serianni;Giuseppe Antonelli;

autore:Luca, Serianni;Giuseppe, Antonelli; [Serianni, Luca Antonelli, Giuseppe ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Linguistica, Intersezioni
ISBN: 9788815356246
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2019-09-15T00:00:00+00:00


4.

Viaggiatori, musicisti, poeti

Anche il titolo di questo capitolo riprende quello di un tuo libro, Luca. Alle spalle c’è la definizione dell’Italia come «popolo di santi, poeti, navigatori». Tu hai tolto «i santi» e hai aggiunto «i musicisti»: come mai? Nella storia della nostra lingua questo àmbito ha contato di più?

Quando ho scelto il titolo non pensavo proprio a Mussolini, al quale risalgono le parole che hai citato. Si tratta di un discorso molto noto, del 2 ottobre 1935, in cui Mussolini annunciava l’invasione dell’Etiopia da parte dell’Italia, usando alcune formule rimaste poi famose (come il presunto diritto a «un posto al sole»). Quando, qualche anno dopo, furono scelte le parole da incidere all’EUR nel cosiddetto «Colosseo quadrato», ufficialmente Palazzo della civiltà italiana, si riecheggiò quel discorso: un riferimento che all’epoca era a tutti noto. Conviene partire proprio da lì; l’epigrafe recita (nel frattempo, sono andato a controllare in rete): «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori».

Fermiamoci un attimo qua. Ti colpisce che alcune frasi di Mussolini siano passate quasi in proverbio senza che ne sia più trasparente l’origine? Possiamo dire che una parte di quella lingua piena di slogan e aforismi sia rimasta nel tessuto della cultura popolare italiana?

Sì, non c’è alcun dubbio. Dobbiamo pensare anche al fatto che con Mussolini per la prima volta si ha in Italia una comunicazione di massa, che ha avuto un grande rilievo. C’è la radio che trasmette i suoi discorsi e c’è anche un elevato numero di persone che – sia pure a Roma o da zone vicine a Roma – va a sentire i suoi discorsi. D’altra parte, Mussolini parlava spesso anche in altre città: faceva quelli che potremmo chiamare giri elettorali per alimentare il consenso. E l’abilità retorica di Mussolini è molto nota: i suoi discorsi, anche quelli più celebri, duravano pochissimo, a differenza per esempio di quelli di Hitler, che erano lunghissimi.

Un tempo si negava che ci fosse stato un reale consenso popolare, ma ormai sappiamo che – specie nei secondi anni Trenta – le cose non stavano così. Diciamo pure che sarebbe stato difficile, obiettivamente, trovare un non fascista dichiarato: ai pochi, che pure ci furono, tanto di cappello. Era un consenso generalizzato, come del resto avviene negli stati autoritari, in cui le opposizioni sono conculcate e comunque, in assenza di propaganda, non hanno la possibilità di raggiungere i cittadini. Solo nelle democrazie ci si può permettere di dissentire dalla maggioranza.

Ma penso anche all’uso che ne fanno oggi alcuni politici: «io tiro dritto», «molti nemici, molto onore». In quel caso c’è anche una cassa di risonanza ideologica.

Perché alcune di queste espressioni sono strettamente legate a Mussolini e al fascismo: non «un posto al sole», che da anni è – ad esempio – il titolo di una fortunata serie televisiva, ma «noi tireremo dritto» sì: anche se poi l’esito della guerra non è stato conseguente con questa incauta e baldanzosa premessa. Oppure «spezzeremo le reni alla Grecia»: un’iniziativa imbarazzante per la nostra memoria storica, legata a un’aggressione vergognosa.



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