Arsenio Lupin contro Herlock Sholmes by Maurice Leblanc

Arsenio Lupin contro Herlock Sholmes by Maurice Leblanc

autore:Maurice Leblanc [Leblanc, Maurice]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-12-21T12:00:00+00:00


Poi, sul boulevard, scelse un’automobile di piazza guidata da un autista che gli andò a genio per la sua faccia bonaria, allegra e tutt’altro che intelligente, e si fece condurre in Place Malesherbes, a cinquanta passi dal palazzo Destange.

«Mio caro giovanotto» disse all’autista, «chiudete la vettura, rialzate il bavero della vostra pelliccia perché tira un vento freddo e aspettatemi senza spazientirvi. Tra un’ora e mezzo mettete in azione il motore, e appena ritornerò fileremo diritto in Rue Pergolèse.»

Al momento di varcare la soglia, ebbe poi un’ultima esitazione. Non stava forse per commettere un errore occupandosi tanto della dama bionda mentre Lupin terminava i suoi preparativi di partenza? Non avrebbe invece fatto meglio a cercare per prima cosa, con l’aiuto dell’elenco degli stabili, il domicilio del suo avversario?

“Bah!” fece fra sé. “Quando avrò fatto prigioniera la dama bionda, sarò io il padrone della situazione.”

E suonò il campanello.

Monsieur Destange era già sceso in biblioteca. Lavorarono un po’ insieme e Sholmes cercava intanto un pretesto per salire nella stanza di Clotilde, quando la giovane entrò spontaneamente e, salutato il padre, passò nell’attiguo salottino dove si mise a scrivere.

Dal suo posto, il finto segretario non la perdeva d’occhio: china sul tavolino, scriveva rapidamente e, di tanto in tanto, s’interrompeva per restare immobile, con la penna in aria e l’espressione assorta, pensosa. Sholmes aspettò un po’, poi prese un volume e disse all’architetto:

«Ho trovato un libro che vostra figlia mi aveva pregato di portarle non appena mi fosse capitato in mano. Se permettete…»

Entrò nel salottino, si piazzò di fronte a Clotilde di modo che il padre non potesse vederlo, e le disse:

«Sono Stickmann, il nuovo segretario di monsieur Destange.»

«Ah» rispose la giovane senza smettere di scrivere. «Mio padre ha dunque cambiato segretario?»

«Per l’appunto, signorina. Desidererei parlarvi.»

«Prego, sedete, signore. Ho quasi finito.»

Aggiunse ancora qualche parola alla lettera, la firmò, chiuse la busta, rimise le carte a posto, girò la manovella di un telefono, si fece mettere in comunicazione con la sua sarta, la pregò di finire con la massima sollecitudine un certo mantello da viaggio del quale aveva urgente bisogno e, finalmente, si rivolse a Sholmes:

«Eccomi a voi, signore. Ma il nostro colloquio non potrebbe aver luogo in presenza di mio padre?»

«No, signorina, e vi prego vivamente di non alzare la voce. È molto meglio che monsieur Destange non ci senta.»

«Meglio? Per chi?»

«Per voi.»

«Non ammetto discorsi che mio padre non possa ascoltare.»

«Bisognerà bene che ammettiate quello che sto per farvi io.»

S’alzarono di scatto tutti e due e incrociarono gli sguardi come due lame.

«Parlate pure, signore» disse Clotilde, rimettendosi subito dopo a sedere.

Sempre in piedi, Sholmes cominciò: «Mi scuserete, spero, se mi inganno su certi particolari di secondaria importanza. Quello che garantisco in maniera assoluta è, invece, l’esattezza generale dei fatti che sto per esporvi».

«Poche parole, vi prego. Veniamo ai fatti.»

Questa interruzione brusca, recisa, gli fece capire che la figlia dell’architetto aveva intuito il pericolo e stava già in guardia.

«Sia pure» riprese, «verrò diritto al punto. Dunque, cinque anni fa, il vostro signor padre ebbe occasione di



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