Il Labirinto d'Ombra by Ulysses Moore

Il Labirinto d'Ombra by Ulysses Moore

autore:Ulysses Moore [Moore, Ulysses]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo 16

Nel LABIRINTO

Dentro il Labirinto c’era luce.

Tutta la luce che mancava all’esterno era racchiusa all’interno, come in uno scrigno. Era una luce calda, dorata, pastosa. Una luce che scivolava sulla pelle come una carezza.

Il Labirinto era un semplice corridoio, stretto e alto come la navata di una cattedrale gotica. Molto stretto e molto alto.

Anita tenne socchiusa la porta e lasciò passare Jason e Zefiro. Poi, senza dire una parola, recuperò la chiave dalla serratura e lasciò scivolare la porta sui cardini.

Si chiuse delicatamente.

– Siamo dentro – sussurrò Jason, sfilando accanto alla ragazza. Allungò una mano e accarezzò le pareti: erano ruvide e porose, disegnate da una geometria di incastri. Come la pelle di un serpente, o le ramificazioni di una foglia.

Non sembrava opera di un uomo.

Eppure lo era.

– Dentro cosa? – domandò Anita, disorientata.

Quando si allontanò dalla porta, percepì un movimento, come lo spostamento di una massa d’aria. Zefiro le passò accanto confondendosi con la luce stessa che permeava il corridoio, come se fossero costituiti dalla stessa materia.

Ma non era stato lui a muoversi.

Era stata la porta da cui erano entrati.

Quando si voltò, era sparita. Dove fino a un istante prima c’era il muro, ora si apriva un lunghissimo corridoio dorato, speculare a quello su cui erano sbucati.

Il Labirinto cambiava forma.

Rimasero a lungo indecisi su quale direzione prendere.

– Credo che vadano bene entrambe – disse Zefiro.

– Non è possibile! – protestò Anita. – Ci dev’essere una direzione giusta, e una sbagliata!

– Non necessariamente – replicò il gigante. – La differenza può essere semplicemente fra stare fermi o muoversi. E nel Labirinto ci si deve muovere.

– Ben detto – approvò Jason. – Quindi muoviamoci.

– E per andare dove? – domandò Anita contrariata.

Si voltarono a guardare la loro guida, che rispose: – Ci sono mille stanze e mille corridoi… Ma alcune stanze sono più importanti di altre. E sono più facili da raggiungere.

– Come per esempio…? – chiese Jason.

– C’è un luogo, nel centro del Labirinto, che si chiama Stanza dell’Equilibrio. Credo che dovremmo iniziare da lì.

Jason scosse il capo dubbioso. – È la prima volta che ne sento parlare. Che posto sarebbe?

– Non lo so. Dimentichi che anch’io non ho mai messo piede nel Labirinto. So solo quello che i miei maestri mi hanno raccontato.

La risposta di Zefiro irritò Anita oltre misura. – Vuoi deciderti a raccontarci quello che sai di questo posto?

– È molto poco, a dire la verità. So che il Labirinto è un luogo abitato da numerose persone. E che le persone che lo abitano si ritrovano nella Stanza dell’Equilibrio.

– E allora come fai a sapere dove si trova?

Un suono cupo, come di un lontanissimo tamburo, o di una campana, una frequenza bassa e vibrante, si diffuse per tutto il corridoio.

Arrivò come un’ondata e, allo stesso modo, si allontanò.

– Che cos’era? – chiese Anita, spaventata.

– Arrivava da laggiù – rispose Jason.

Il gigante rimase un momento in ascolto. Poi, lentamente, si girò verso di loro e disse: – È laggiù, allora, che dobbiamo andare.

Si misero in marcia.

Zefiro apriva la fila, col suo passo costante e dinoccolato.



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